Bologna, 16 mag. – Continuano gli appuntamenti nati per celebrare gli 80 anni di Legacoop Bologna. Dopo la giornata di Monte Sole, negli spazi rigenerati del Battirame, è andato in scena il primo appuntamento del ciclo “Cooperare per evolvere”, che vuole raccontare come la cooperazione abbia svolto un ruolo fondamentale nei processi evolutivi.
Una serata intensa e partecipata, con gli interventi di Mattia Grillini, responsabile comunicazione e marketing di Camst, della presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini e di Stefano Mancuso, scienziato tra i massimi esperti di neurobiologia vegetale.
Camst ha aperto l’incontro condividendo la propria storia cooperativa lunga 80 anni, nata nel secondo dopoguerra per creare occasioni di lavoro e diventata nel tempo protagonista nell’ambito della ristorazione. L’evoluzione tecnologica, l’attenzione all’ambiente e il legame con il benessere collettivo sono stati al centro di una riflessione sul ruolo delle cooperative nel coniugare qualità e competitività senza tradire i propri valori fondativi.
A prendere la parola poi è la presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini, che ha presentato la serata, collocandola dentro un percorso di celebrazioni complessivo, volto a rilanciare la cultura cooperativa in dialogo con la città. “Abbiamo scelto di iniziare con il tema ‘Cooperare per evolvere’ perché non crediamo che la competizione sia l’unica via possibile. Le cooperative sono imprese, ma la loro forza è il mutuo appoggio, l’orientamento al benessere collettivo, la capacità di fare economia senza lasciare indietro nessuno.”
Le comunità naturali portano avanti tutti. Indistintamente.
Ad approfondire i temi della serata, è toccato poi a Stefano Mancuso, che con un approccio divulgativo ha saputo raccontare e portare il pubblico dentro i meccanismi del mondo vegetale. Un mondo che, nella sua apparente immobilità, nasconde una rete di relazioni dinamiche e profondamente interdipendenti. In questo contesto, Mancuso ha mostrato come la cooperazione non è un’opzione etica o filosofica, ma una strategia evolutiva efficiente.
A partire dalla differenza strutturale tra animali e piante, Mancuso ha spiegato poi, come noi – esseri “animati”, mossi dalla necessità di predare – abbiamo costruito società gerarchiche, verticali, centralizzate, proprio come il nostro corpo. Un’unica testa comanda, organi specializzati eseguono. Ma è un sistema fragile. Basta un’interruzione perché tutto collassi.
Le piante, invece, sono organizzate in modo distribuito e decentrato. Non hanno un cervello centrale, ma funzioni vitali replicate e condivise: vedono, respirano, risolvono problemi con tutto il corpo. Possono sopravvivere anche se ne perdi il 90%. E soprattutto si prendono cura dei propri “ceppi”, dei membri più deboli della comunità vegetale, nutrendoli anche a costo di un grande dispendio di energia. Non per bontà, ma perché la diversità e la solidarietà aumentano le probabilità di sopravvivenza del gruppo intero.
Mancuso ha smontato poi, l’idea secondo cui la competizione sia la forza che guida l’evoluzione. La vera strategia vincente, sostiene, è quella del mutuo appoggio, così come scriveva Kropotkin già a inizio Novecento (nel libro Il mutuo appoggio: un fattore dell’evoluzione). Oggi, in un mondo segnato da crisi ambientali senza precedenti, la cooperazione non è solo un valore: è una necessità evolutiva.
“La nostra specie – ha concluso – non sopravvivrà grazie all’intelligenza individuale, ma grazie alla capacità di costruire sistemi inclusivi, adattivi, aperti. Proprio come fanno le piante.”
Il prossimo appuntamento di Cooperare per evolvere è previsto per il 17 giugno presso Villa Smeraldi a Bentivoglio con il filosofo della scienza Telmo Pievani.
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