Anche quest’anno, come ogni primo sabato di luglio, si celebra la Giornata internazionale delle cooperative indetta dall’International Cooperative Alliance. Lo slogan della campagna 2021 è #RebuildBetterTogether.
Il video qui sotto è l’invito della cooperazione italiana a #RicostruireMeglioInsieme.
La Cooperazione oggi corre lungo due binari. Il primo è quello “realizzato” da 3 milioni di cooperative in attività che, con oltre un miliardo di soci, rappresenta il più diffuso e vasto movimento non politico o religioso al mondo. Se fosse uno Stato la cooperazione sarebbe il terzo più popoloso al mondo e siederebbe al tavolo dei 7 Paesi più ricchi.
Parliamo di un sistema economico e sociale di impianto non capitalistico che – da oltre un secolo e mezzo, alternando successi ed errori – sperimenta la produzione di valore economico accanto a quella di capitale sociale. É la cooperazione, sancita nel nostro Paese, dall’articolo 45 della Costituzione – unica al mondo con una voce dedicata – che riconosce la sua funzione sociale “a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”.
Il secondo binario della cooperazione è quello praticato quasi inconsapevolmente nelle tante forme del “fare insieme”. Una sorta di pulsione cooperativa che trae alimento da simpatia e empatia direbbe Richard Sennet. L’attitudine cooperativa scorre sottotraccia come un fiume carsico che riemerge ogni qualvolta ci si rende conto che ci sono imprese che è impossibile realizzare da soli o quando si comprende che per portare nel futuro un’idea non basta una sola generazione.
Ecco che la cooperazione riaffiora come una sorgiva: quando alcuni cittadini decidono di creare una cooperativa di comunità per ridare vita a un borgo abbandonato di montagna o a un’edicola destinata alla chiusura; quando i lavoratori di un’impresa in crisi decidono di rilevarla per co-gestirla insieme mettendoci dentro sia il capitale che il lavoro.
La cooperazione si fa strada nei movimenti per l’ambiente e per i diritti, nei tanti patti di collaborazione civica volti alla tutela di beni comuni e negli infiniti esempi di rapporti sociali, all’insegna della reciprocità, del mutualismo, del peering e dello sharing, che forniscono una “fibra di senso” ulteriore alla tenuta delle comunità fisiche e digitali.
Sono segnali di un “fattore co” che si diffonde attraverso le forme dell’agire economico (cooperazione), dell’agire lavorativo (collaborazione), del metodo (co-progettazione) e finanche del buon vivere democratico (coesistenza) e che prova restituire, attraverso l’adesione a un impegno collettivo, nuova “felicità pubblica”, dopo anni di “felicità privata”.
Una felicità che non si preoccupa solo di mettere in comune i mezzi, ma anche i fini e quindi i significati condivisi del nostro fare. Si tratta di un passaggio decisivo, la cui posta in gioco è il senso del nostro agire e la possibilità di usare le nostre azioni per trasformare noi stessi e il mondo circostante.
Dopo il contagio che ci ha distanziato serve un contagio che ci avvicini: cooperativo, condiviso e finanche compassionevole. Un contagio che smetta di farci vivere come popolo che mugugna e ci faccia tornare a essere cittadini, in grado di riattivare quel che resta delle nostre democrazie: per rimetterle in sesto, partecipando. E cooperando.
Bibi Bellini
Per approfondire:
Sabato 3 luglio 2021. Coopsday, giornata mondiale della cooperazione
L’alleanza internazionale delle cooperative, la voce globale di un miliardo di soci
La risoluzione Onu che istituisce l’International Cooperative Day