Un’iniziativa per approfondire il presente e il futuro della scuola come costruttrice di comunità, come soggetto indispensabile per tenere assieme la comunità e permettere ai cittadini di partecipare alla vita collettiva mettendo a disposizione le particolari competenze ed esperienze. Sono questi gli obiettivi di “Cooperare per ripartire – I patti educativi di comunità”, l’evento promosso (a questo link la registrazione integrale) giovedì 6 maggio dall’Alleanza delle cooperative di Bologna e Imola che ha visto la presenza del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi; dell’assessora alla Scuola, università, ricerca, agenda digitale della Regione Emilia–Romagna Paola Salomoni; del vicedirettore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Emilia–Romagna Bruno Di Palma e del consigliere delegato alla scuola, istruzione, formazione, edilizia scolastica della Città Metropolitana di Bologna Daniele Ruscigno. In rappresentanza del movimento cooperativo ha partecipato la Presidente dell’Alleanza delle cooperative di Bologna Bologna Rita Ghedini. Oltre 80 persone le collegate, tra cui molti docenti e dirigenti degli Istituti Scolastici di Bologna e Imola, referenti delle amministrazioni comunali che si occupano del mondo scolastico, soci delle cooperative, educatori e presidenti, oltre che alcune significative realtà associative e fondazioni.
Educazione e sviluppo, con al centro i patti educativi di comunità
Nel corso dell’iniziativa, è stato messo in evidenza il nesso inscindibile tra educazione e sviluppo: se si investe in istruzione, formazione, ricerca vi sono crescita economica e sviluppo sociale, quando un Paese disinveste in questi temi si avvita in un circolo vizioso. La pandemia ha amplificato e fatto emergere nuove fragilità nel tessuto sociale: una su tutte, per le giovani generazioni, i gap nei loro percorsi educativi, nella capacità di apprendimento e di socializzazione, fino, per le persone più vulnerabili, a un aumento dell’abbandono scolastico. Occorre, dunque, rafforzare le alleanze, allargare le reti di collaborazione tra Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del Terzo settore e le scuole per la più ampia realizzazione del servizio scolastico. È in questo contesto che i patti educativi di comunità possono essere uno strumento per ampliare l’offerta formativa, educative e culturale delle scuole, contribuendo a rendere le stesse sempre più aperte al territorio.
La piattaforma educativa “Cooperare per ripartire”
In questo senso, l’Alleanza delle cooperative di Bologna ha lanciato la COOPERARE PER RIPARTIRE – PIATTAFORMA FILIERA EDUCATIVA: obiettivo, proporre soluzioni in grado di rispondere ai nuovi bisogni della “comunità educante” derivati dall’emergenza pandemica e, insieme, progettare proposte coerenti con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030. Si va da progetti per l’inclusione scolastica che affrontano i problemi del digital divide, al recupero della socializzazione per i bambini, ragazzi e adolescenti disabili e vulnerabilità a laboratori teatrali e artistici per elaborare il trauma del lockdown e di come affrontare con responsabilità il distanziamento sociale. E ancora sportelli di ascolto per studenti, genitori e insegnanti con team di educatori, pedagogisti e psicologi per prevenire il rischio di dispersione e abbandono scolastico; messa a disposizione di medici competenti, corsi di prevenzione Covid-19, servizio di sanificazione ambienti e noleggio e lavaggio di mascherine “sostenibili”, laboratori di educazione alla sostenibilità e al consumo consapevole.
Il ministro Bianchi: “Ispirarsi al mondo cooperativo”
Nel suo intervento di apertura il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha sottolineato come l’Emilia-Romagna possa e debba essere punto di riferimento per la ripresa e il rilancio a livello nazionale. “Cooperare per ripartire deve essere il concetto al centro del PNRR: non c’è rilancio né resilienza se non si lavora insieme – ha sottolineato il Ministro –. La responsabilità dell’Emilia-Romagna è grande: c’è chi pensa che le nostre modalità di lavoro siano naturali, ma non lo sono. Sono una grande conquista: ed è per questo che, adesso, dobbiamo metterci a disposizione del resto del Paese. L’ispirazione deve arrivare proprio dal mondo cooperativo, dalla convinzione dell’impossibilità di ragionare per compartimenti stagni. La pandemia ce l’ha dimostrato: nessuno è autonomo. Per recuperare una programmazione sul lungo periodo vanno coinvolte non solo le istituzioni, ma tutte le forze della società civile, perché siamo partecipi e si facciano promotori di idee come i patti educativi di comunità, cruciali in questa fase ma anche sul lungo periodo. A chi critica la scuola in estate dico: noi l’abbiamo già fatto. Nell’estate del 2012, l’anno del terremoto, eravamo sotto le pietre, ma abbiamo continuato a stare con i nostri ragazzi e il primo giorno di scuola tutti tornarono in classe”. In chiusura, un appello preciso, diretto all’Alleanza delle Cooperative: “Portate le vostre idee in tutta Italia, gemellatevi con scuole del Meridione. Lavorate insieme: il vostro compito è quello di ricucire il Paese. Perché, se dopo tutto quello che abbiamo fatto, non fossimo capaci di rilanciarci a livello nazionale, non avremmo fatto bene il nostro lavoro. Scriviamo una storia nuova. Scrivete una storia nuova”.
L’assessora Salomoni: “Ritrovare la socialità”
Come spiega l’assessora Paola Salomoni, “La Regione Emilia-Romagna sta lavorando su più fronti: guardando al primo futuro, il nostro impegno è rivolto soprattutto ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, più o meno dai 12 anni in su. A loro la pandemia ha tolto tutte le occasioni di guardare fuori e stare insieme. Ecco perché, in primis, dobbiamo riattivare i servizi già attivi ma in sofferenza. Poi, da lì, dobbiamo partire per costruire molto altro”. Salomoni cita i 4 gruppi di lavoro incaricati di pensare e progettare la scuola del futuro. “Dal tavolo per l’edilizia scolastica presieduto dall’architetto Cucinella, per esempio, è già emersa la necessità di ripensare gli spazi. Tra gli altri elementi chiave, sicuramente, anche la sfida del digitale”.
L’Ufficio Scolastico Regionale: “I patti di comunità siano punti di riferimento”
L’Ufficio Scolastico Regionale, attraverso il suo vicedirettore generale Bruno Di Palma, ha sottolineato “l’impegno e la dedizione del persone scolastico che, da 14 mesi a questa parte, ha dato prova di abnegazione, tra grandi sacrifici e dimostrazione di grandi competenze”. Di Palma ha ribadito il ruolo cruciale svolto dalla collaborazione tra scuola, enti, pubblico, privato, mondo della cooperazione: “Una collaborazione mai interrotta, nemmeno la scorsa estate, quando abbiamo gettato le basi per la ripartenza di settembre. I patti educativi di comunità hanno sostenuto questo lavoro e, sono certo, con le tante risorse in arrivano si intensificheranno ulteriormente. I patti di comunità devono diventare un punto di riferimento costante”.
Il ruolo della Città Metropolitana: “Condividere i patti a livello nazionale”
Il Consigliere delegato Daniele Ruscigno ha confermato che “la Città Metropolitana sarà al centro delle riflessioni condivise, sia per la gestione del coordinamento con gli enti locali, sia per i tanti Tavoli aperti con tutti gli attori coinvolti. Diamo continuità ai patti – è il suo invito –, condividiamoli a livello nazionale, raccontiamoli a chi non ne ha esatta contezza. Il nostro compito, adesso che arriveranno molte risorse, non deve essere solo quello di fare investimenti adeguati, ma anche di gettare le fondamenta per creare i raccordi necessari per il raggiungimento dell’inclusività”.
La presidente Ghedini: “Proposte concrete per tutta la comunità educante”
“Il mondo scolastico tutto è stato duramente colpito da questa pandemia – ha sottolineato nelle conclusioni la presidente Rita Ghedini – e questo potrà determinare effetti negativi di medio lungo periodo riguardo all’abbandono scolastico e le capacità di apprendimento determinando possibili gap nelle giovani generazioni quando si affacceranno al mondo del lavoro. La scuola è uno snodo della rete di relazioni sociali e produttive; blocco, sostituzione digitale e nuove forme di riavvio hanno avuto e d avranno impatto anche sulla vita delle famiglie e del tessuto produttivo, trasformandoli oggi e per la prospettiva. Vorremmo avere di fronte una trasformazione progettata e condivisa. Vogliamo fare proposte concrete a tutta la ‘comunità educante’ per mettere a disposizione tutto il nostro know how al territorio, per dare un contributo concreto a studenti, famiglie e insegnanti per superare insieme questo momento e costruire basi più solide per il futuro prossimo. Non solo la piattaforma ‘Cooperare per ripartire’ ma anche la creazione della comunità ‘ABC digitale’ capace di produrre contenuti educativi speciali, programmi di orientamento verso il mondo dell’impresa cooperative e per il rafforzamento delle competenze e abilità con un particolare focus sullo sviluppo della capacità imprenditoriale come il progetto Vitamina C. Tutti gli attori, pubblici, del privato sociale, fondazioni e terzo settore – conclude Ghedini – possono costruire assieme le condizioni per attrarre la finanza d’impatto e creare un Social Impact Bond Educativo, raccogliendo risorse economiche per contrastare la povertà educativa.