Mercoledì 10 marzo, in diretta sulla pagina Facebook della Fondazione Innovazione Urbana, è stato presentato in anteprima il video documentario Consegne Etiche, diretto da Margherita Caprilli e prodotto da Fondazione per l’Innovazione Urbana, che sarà disponibile in versione gratuita per quindici giorni sul sito di OpenDDB distribuzioni dal basso. Una narrazione che racconta, passo dopo passo, la nascita dell’omonima piattaforma cooperativa per le consegne a domicilio, la prima che rispetta i diritti dei fattorini, dei commercianti e dell’ambiente.
Il progetto Consegne Etiche è nato all’interno dell’Osservatorio R-innovare la città a cura della Fondazione per l’Innovazione Urbana del Comune di Bologna e ha coinvolto le cooperative Dynamo e Idee in movimento, con il supporto di AlmaVicoo, il centro universitario per la formazione e la promozione dell’impresa cooperativa promosso da Legacoop Bologna e dall’Università di Bologna.
All’interno del programma di accelerazione Vicoo Platform, AlmaVicoo sta accompagnando le due cooperative di Consegne Etiche di Bologna attraverso attività di tutoring, connessione con imprese del territorio e messa a disposizione di strumenti e competenze dell’ecosistema cooperativo.
L’evento di presentazione ha visto come ospiti i rappresentanti di alcune esperienze nazionali di consegne alternative, introdotte da un dialogo tra Giorgio Gori, sindaco del Comune di Bergamo, e Matteo Lepore, assessore all’Immaginazione civica del Comune di Bologna, presentati da Raffaele Laudani, presidente della Fondazione Innovazione Urbana.
Bergamo, un laboratorio per le piattaforme alternative municipali
RistoraBergamo, PrenotaBergamo, BergamoShopping. Sono queste le tre nuove piattaforme municipali, alternative alle grandi multinazionali di delivery, che il Comune di Bergamo ha lanciato nel periodo della pandemia, per cogliere nella crisi un’opportunità di rilancio del digitale. “Abbiamo fatto delle cose nuove perché abbiamo visto che ce n’era la necessità completa”, racconta Cristiano Gori, sindaco di Bergamo, nell’evento di presentazione del documentario Consegne etiche. “Vogliamo scoprire cosa avviene anche nelle altre città per contagiarci a vicenda: la massa critica è fondamentale perché queste nuove sperimentazioni possano effettivamente decollare”.
Il progetto RistoraBergamo nasce durante l’emergenza Covid-19 dalla necessità di offrire una piattaforma di delivery alternativa rispetto alle grandi piattaforme multinazionali, in un momento in cui i ristoranti non potevano operare se non attraverso l’attività d’asporto. “Le grandi piattaforme si prendono il 35% dello scontrino e favoriscono i fast food e le pizzerie rispetto ai ristoranti tradizionali”, racconta Gori. “Così, abbiamo messo insieme oltre 200 operatori della città e della provincia e a novembre abbiamo aperto questa nuova piattaforma, che non ha alcun costo per gli esercenti. Al momento abbiamo già raggiunto più di 1.500 clienti unici e superato le 2.300 transazioni, un grande risultato”.
Poi c’è PrenotaBergamo, una piattaforma molto semplice di prenotazione di servizi: i clienti possono selezionare data e ora del proprio appuntamento in negozi, librerie, parrucchieri, estetiste, ma anche per prenotare un servizio presso gli uffici pubblici del Comune, per evitare file e assembramenti.
Infine è nata BergamoShopping, che è partito come un progetto di delivery in collaborazione con Poste italiane, per temperare il rischio che alla riapertura molte persone si riversassero in macchina in centro per fare acquisti. “Abbiamo lavorato moltissimo sulla mobilità dolce e sulla promozione dell’uso della bicicletta”, spiega Gori. “Ecco allora che questa piattaforma nasce per offrire un servizio che consenta alla gente di fare spese e di avere poi qualcuno che porta i pacchi a casa. Non è stato semplice: i commercianti non sono abituati a questo tipo di offerta e molti non hanno grandi competenze digitali. In più, mancava un marketplace cittadino completamente online”.
Eppure le dinamiche dell’e-commerce stanno stravolgendo il settore del commercio e con la pandemia la tendenza si è accelerata: il 75% dei consumatori si aspetta di poter ricevere la propria merce direttamente a casa e il 65% fa acquisti online. “Se i commercianti della città si mettono insieme e aderiscono a un’unica piattaforma di e-commerce, i costi sono condivisi, il partner di logistica può fare prezzi più favorevoli per le consegne, e si possono usare anche i dati sugli acquisti per anticipare i trend e pianificare i futuri acquisti. Ecco perché il nostro obiettivo è quello di arrivare a mettere online anche un marketplace cittadino, che non si sostituisca allo shopping in presenza, ma lo affianchi e lo potenzi”.
Ma come fa, nella pratica, un’amministrazione comunale a dotarsi di strumenti di innovazione concreti? A rispondere è Christophe Sanchez, capo di Gabinetto del sindaco del Comune di Bergamo e CEO di VisitBergamo. “La società Visit Bergamo, che si occupa di accoglienza turistica, è stata fortemente dirottata al digitale: abbiamo creato queste tre piattaforme partendo da zero, dovendoci immaginare tutto. Il digitale, la capacità dei municipi di fare innovazione e il fare comunità sono un arricchimento che potrebbe farci fare passi da gigante. Questo scambio, questa fucina di idee e di sperimentazione, può far sì che le buone pratiche sperimentate in un territorio si possano replicare anche altrove”.
Bologna, Consegne etiche e la sperimentazione che diventa realtà
“Siamo davanti a due pubbliche amministrazioni che sperimentano, e questo non è poco. È una scelta importante nei municipi di riservarsi uno spazio per l’innovazione, per trainare avanti alcune scelte”. Matteo Lepore, assessore all’Immaginazione civica del Comune di Bologna, non ha dubbi: per costruire un futuro migliore bisogna investire nel presente. E le amministrazioni comunali, come quelle di Bergamo e Bologna, possono trasformarsi in laboratori per testare buone pratiche, che se funzionano possono essere estese al territorio nazionale. “Nell’uso dei fondi del Recovery Fund, le città devono essere dei laboratori”, continua Lepore. “E allora chiederei a Draghi di usarci, per sperimentare il nuovo e vedere come risponde il territorio”.
Bologna è stata in effetti la prima città in Italia a sottoscrivere la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali, con l’obiettivo di far crescere le piattaforme digitali senza abbassare le tutele dei lavoratori. “In questo modo abbiamo fatto pressione verso il Parlamento, il Governo, la Commissione europea, ma anche i grandi proprietari di piattaforme”, spiega Lepore. “Le piattaforme oggi hanno caratteristiche pervasive nella nostra vita, e in questa pandemia l’abbiamo capito in modo potente. Ecco perché abbiamo ideato Consegne etiche, una piattaforma che però rispetta i diritti dei lavoratori e l’ambiente”.
Il documentario ripercorre la nascita del progetto: dalla prima assemblea pubblica online in pieno lockdown alla scrittura di un manifesto valoriale, fino all’apertura del servizio. Tra novembre e dicembre 2020, Consegne etiche ha realizzato quasi 2.000 consegne a domicilio tra food delivery, prestiti bibliotecari, spese di prodotti alimentari da supermercati (NaturaSì e Coop), mercati contadini e negozi di quartiere. Un servizio che utilizza solo mezzi a pedali o elettrici e che ha dato lavoro a 6 fattorini assunti con contratti regolari dalle due cooperative sociali che fanno parte della sperimentazione, Dynamo e Idee in movimento.
“La piattaforma nasce a vantaggio dei commercianti, che attraverso gli strumenti digitali possono curare le relazioni di vicinato, non dovendo sobbarcarsi commissioni troppo alte, e dei fattorini, a cui vengono forniti dispositivi di sicurezza e viene dato un giusto salario, attraverso un’organizzazione del lavoro che non è basata su un algoritmo”, conclude Lepore. “Naturalmente, la questione della massa critica è fondamentale: la sfida è riuscire a garantire una scalabilità del progetto. Ecco perché stiamo pensando di collaborare anche con alcune piattaforme che hanno firmato la nostra Carta dei diritti. In ogni caso, con la nascita di Consegne etiche abbiamo affermato un principio: è possibile costruire delle alternative etiche e elaborare buone pratiche nell’ambito del lavoro e dell’impresa. Se la pubblica amministrazione avesse più luoghi di innovazione, potremmo osare molto di più. E se ci mettiamo insieme, in particolare sul digitale, possiamo essere veramente potenti”.
Le piattaforme etiche diventano contagiose: le esperienze di Firenze, Milano, Zola Predosa
Nell’ultimo anno, l’esperienza delle piattaforme alternative alle grandi multinazionali del delivery si è diffusa sempre di più e in tutta Italia hanno preso il via progetti e laboratori per sperimentare nuovi modelli più inclusivi e attenti alle persone e ai territori.
Firenze, un nuovo marketplace cittadino contro l’arroganza delle grandi piattaforme. “Da tre anni ci battiamo contro l’arroganza delle multinazionali del food delivery, ma un certo punto abbiamo capito che la questione della costruzione di una piattaforma alternativa era fondamentale”, spiega Ilaria Lani, la nuova segretaria generale della Nidil Cgil di Firenze. “Sapevamo di avere una grande solidarietà da parte delle istituzioni e dei ristoratori, e così abbiamo cominciato a mappare il territorio e capire se c’erano realtà di logistica che potevano essere etiche, con cui collaborare: abbiamo trovato in effetti cooperative che facevano al caso nostro, alcune nate da ex riders che avevano deciso di aprire una loro impresa. Abbiamo quindi attivato un primo dialogo, e alla fine abbiamo deciso di fare un passo in avanti, aprendo il primo marketplace cittadino di Firenze: oggi il progetto è in corso di definizione, stiamo lavorando per creare una rete che rispetti i diritti dei lavoratori e dell’ambiente”.
Milano, un delivery etico, sociale e solidale. “Nel lockdown non solo abbiamo visto i rider sfrecciare nelle città per portarci da mangiare, ma abbiamo anche sentito le sirene delle ambulanze che andavano a tirarli su quando accadeva qualche incidente”, racconta Francesco Purpura, ideatore del progetto So.De di Milano. “Le esperienze di autorganizzazione dei rider sono state uno dei motori del cambiamento: anche l’elemento del conflitto è fondamentale per spingere a migliorare, dal basso, dalle comunità, dai territori. Il progetto So.de, che sta per ‘social delivery’, ha vinto il bando promosso dall’amministrazione comunale per il crowdfunding civico: l’idea è quella di costruire un delivery etico, sociale e solidale. Mettiamo al centro i rider e i loro diritti, con un ruolo sociale nei territori, e attraverso il servizio che spesso vediamo legato solo ai pasti cerchiamo di portare anche elementi importanti, come la relazione. È fondamentale creare una rete di connessione e costruire progetti sempre più adeguati alle comunità: in questo l’ente pubblico ha un ruolo importante e deve giocare la sua parte”.
Zola Predosa, anche i piccoli paesi hanno le loro piattaforme. “Noi siamo un comune sulla prima collina bolognese, siamo famosi per la mortadella e il pignoletto, ma ci sono anche varie imprese nella nostra zona industriale”, racconta Norma Bai, assessore al Lavoro, attività produttive e commercio del Comune di Zola Predosa. “Il progetto che stiamo portando avanti si chiama ‘Sportina digitale’, ed è partito durante il lockdown per supportare le attività del territorio e i cittadini in un momento in cui i negozi dovevano stare chiusi. Abbiamo sviluppato un portale che raccoglie i negozi, mostrando chi offre quali servizi. Nel corso dei mesi il progetto si è esteso: oggi ci sono quattro Comuni che fanno parte della rete, e decine di negozi che si propongono in modalità vetrina o con l’e-commerce. La piattaforma non chiede nessuna commessa e non ha scopo speculativo. L’obiettivo è proprio la costruzione di legami di comunità: vogliamo far conoscere ai cittadini il negozio sotto casa, e incentivare gli scambi tra abitanti ed esercenti”.