“Servono spazi comuni che ci permettano di relazionarci, alla luce di un riconoscimento e di una fiducia reciproca e in virtù di una visione condivisa del percorso.”
È la richiesta che arriva da Legacoop Bologna nell’incontro “Per un welfare di prossimità: il ruolo del sistema integrato dei servizi a Bologna”, in cui sono intervenuti Luca Rizzo Nervo, Assessore con deleghe a Welfare e salute, nuove cittadinanze, fragilità, anziani del Comune di Bologna e Chris Tomesani, capo Dipartimento Welfare e Promozione del Benessere di Comunità. Per metà collegati su Zoom e per metà in presenza il ricco mondo delle cooperative sociali bolognesi.
Ad aprire i lavori la presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini che ha parlato di “welfare come infrastruttura al pari delle altre” e di come “salute e welfare siano per noi da sempre precondizione per vivere e per lavorare e sono fondamentali per la vitalità economica del nostro territorio.”
Rita Ghedini ha poi evidenziato come le cooperative sociali bolognesi si trovino ora in una condizione di forte stress e “con problemi di attrattività, di reddito e di riconoscimento del ruolo sociale”. Per auspicare infine una “ridefinizione del welfare e delle relazioni che hanno costituito lo sviluppo fiorente nel nostro territorio, e che riconosca il co-protagonismo della cooperazione sociale e della cooperazione in generale”.
A seguire ha preso la parola Simone Fabbri, responsabile dell’area sostenibilità di Legacoop Bologna, che dopo aver ribadito la centralità delle cooperative sociali all’interno del sistema integrato dei servizi, ha dato la parola all’Amministrazione comunale, aprendo la discussione con alcune domande nodali: “Quali cambiamenti e quali elementi di continuità aspettarsi dal nuovo corso del welfare? Cosa viene chiesto alle cooperative sociali come soggetto autonomo ma allo stesso tempo integrato nell’erogazione dei servizi? Qual è il quadro generale delle risorse economiche?
Luca Rizzo Nervo, dopo aver riconosciuto “il modello virtuoso all’interno di cui operiamo con successo insieme da tanti anni” ha parlato di un contesto economico attuale caratterizzato da costi crescenti che faticano a trovare adeguate coperture ma dove si innestano nuove opportunità come quelle offerte dal Pnrr (“fondo importante, ma dentro binari già delineati che non ci consentono quel lavoro creativo e generativo che forse saremmo in grado di fare ”) e quelle del Pon metro, “dove c’è la volontà di investire 20 milioni nei prossimi quattro anni per una progettualità che abbia a tema il welfare e la salute di prossimità”.
Soldi che per l’assessore al welfare devono servire “non solo per supplire ai bilanci ordinari ma neanche per immaginare servizi innovativi che poi finiti i fondi straordinari non si sa più come sostenere” ma per “ridefinire una nuova governance dei servizi sociali e per innovare i modelli di servizio. Per costruire davvero una nuova fase generativa”.
Rizzo Nervo ha poi ribadito la centralità dei processi di co-progettazione e co-programmazione, dentro i quali “l’esperienza della cooperazione ci permette di fare un salto di qualità soprattutto in termini di lettura di bisogni” e che sono per questa amministrazione “una scelta politica che vuole farsi pratica nei contesti in cui può avvenire più utilmente”
Un passaggio è dedicato ad Asp, dove c’è una delibera che traccia la strada per riportare in a capo al Comune i cosiddetti servizi di coesione sociale (protezione internazionale, bassa soglia, comunità, abitare sociale, minori e centro per le famiglie) “secondo il principio che tutti i servizi che prevedono la presa in carico dell’utenza è compito del Comune”.
E infine il tema della cooperazione sociale, che Rizzo Nervo ha ribadito essere “per noi fondamentale, anche dentro la co-progettazione, perché siamo in una stagione dove tutti i lavori di cura dall’infermiere all’assistente sociale all’educatore, hanno perso attrattività e dobbiamo affrontarlo in termini integrati.”
Il microfono passa a Chris Tomesani che apre fornendo i numeri del sistema pubblico del welfare locale che “si aggira sui 100 milioni” sul bilancio comunale ( di cui circa il 60% di provenienza da Stato, Regione o Unione Europea), a cui si aggiungono 50 milioni dal Fondo regionale per l’autosufficienza per un totale di 150 milioni. Questi numeri significano per Tomesani che c’è un “sistema capace di fare sistema” e di rispondere ai bisogni. Dove il mondo cooperativo ha un ruolo fondamentale in quanto erogatore di servizi e professionalità.
Tomesani ha anche parlato di come vengono regolati i rapporti con chi eroga i servizi, ovvero attraverso gare, co-progettazione (“particolarmente utile non solo quando ci portano idee progettuali ma anche quando dobbiamo pensare insieme dei servizi”) e accreditamento (è la possibilità di avere soggetti accreditati che in base alle risorse mettono a disposizione i loro servizi”), dove le ultime due sono ormai diventati gli strumenti privilegiati.
La seconda parte dell’incontro è tutta dedicata a un proficuo scambio di opinioni tra le cooperative bolognesi e il comune di Bologna, dove sono emersi temi come quello delle tariffe e del riconoscimento delle professionalità nei processi di coprogettazione dove è necessario “coprire oltre ai costi vivi anche la ricerca e l’ideazione”.
Altro tema sentito è quello delle ricadute della modifica del reddito di cittadinanza e del riconoscimento del ruolo specifico della cooperazione sociale, “che non è pubblico e non è privato”.
Infine il tema dei dati “come vengono rilevati e come vengono gestiti e come potrebbero aiutare a fare scelte più sensate”.