È la storia di uno scrittore e insegnante di letteratura che si trova a lavorare come supplente in una scuola superiore di un quartiere periferico di Buenos Aires. Lì, suo malgrado, entrerà in contatto con le gang locali e soprattutto dovrà confrontarsi con le proprie ambizioni e il proprio ruolo nella società.
Stiamo parlando de Il supplente (El suplente) film argentino di Diego Lerman che ha vinto il Premio Cipputi 2023, un premio ispirato “all’operaio più famoso d’Italia”, inventato e disegnato da Francesco Tullio Altan, nato nel 1990 e rivolto a opere cinematografiche che hanno al centro il tema del lavoro.
“Una storia molto bella che ha anche un filo di speranza alla fine”, ha commentato Altan durante la premiazione, “Spesso questo tipo di narrazioni sul mondo del lavoro sono documentarie, mentre qui siamo di fronte a una fiction, molto coerente con il Premio Cipputi”
La giuria del premio era formata quest’anno dallo stesso Altan, Cosimo Torlo, sindacalista e ideatore del premio e Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna:
“Quest’anno non c’è stata grande discussione perché tutti e tre eravamo d’accordo su questo piccolo film indipendente argentino”, ha dichiarato Gianluca Farinelli, “un cinema che sta vivendo una fase molto interessante, e ha un serbatoio di attori straordinari. Come il protagonista che interpreta il ruolo di un supplente con grande umanità e dove è impossibile non riconoscersi nei suoi dubbi e nelle sue difficoltà. È un film, molto vero, molto umano e che sentiamo immediatamente vicino.”
Sulla stessa linea anche Cosimo Torlo, che con orgoglio ricorda la nascita del Premio Cipputi, nato quasi trent’anni fa “con l’idea di fare un punto sulla cinematografia con al centro il tema del lavoro. Un tema poco trattato, tanto che quest’anno abbiamo premiato un film argentino”.
La distanza geografica non corrisponde però, secondo Torlo, a una distanza tematica, perché “il tema della difficoltà degli insegnanti a vivere situazioni estreme è molto vicino anche a noi. Nel film si parla di Buones Aires, ma le stesse difficoltà si riscontrano anche nel nostro Sud e in molte città metropolitane”.
Come ha sottolineato il critico Jonathan Romney, però, siamo di fronte a un “ ritratto di un uomo isolato che ha temporaneamente smarrito la bussola ma trova un nuovo scopo grazie al contatto sociale, politico e linguistico con le persone che lo circondano, lontano dalla torre d’avorio in cui sembra inizialmente vivere”. Una tematica vicina alla sensibilità di Legacoop Bologna che ha supportato e promosso la proiezione:
“Come ogni anno supportiamo il Cinema in piazza e scegliamo un film che abbia a tema una problematica sociale di integrazione o attinente il lavoro” ha dichiarato la presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini. “Quest’anno c’è questa combinazione magica che mette insieme la consegna del premio Cipputi, un’icona per il mondo del lavoro, e un film di impegno sociale che affronta il tema delle diseguaglianze e del ruolo che gli educatori hanno nel cercare di recuperare la dimensione di riscatto e di crescita in contesti degradati”.
La cooperazione ha molto a che fare con la scuola, ha concluso Ghedini, sottolineando come l’investimento dello stato nella scuola sia ancora insufficiente, e di come scegliere di non investire “sulle persone, sull’educazione, sulle educatrici, sulle insegnanti, significa non investe sulle nuove generazioni che sono il futuro del Paese e anche il futuro della cooperazione.”
Guarda la fotogallery a cura di Paolo Righi