La presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini e il sindaco Matteo Lepore insieme per una visita a tre cooperative duramente colpite dall’alluvione nei territori di Budrio e Molinella.
Chiedono più fondi per affrontare l’emergenza e “una legge speciale come per il terremoto”.
“Oggi abbiamo visto quelli che sono i danni dell’alluvione in una parte della nostra bassa pianura” ha dichiarato il sindaco di Bologna Matteo Lepore, “l’Idice ha sfondato in più punti ed è evidente che qui non si tratta solo di un tema di manutenzione. Occorre un ripensamento strategico, anche perché in contemporanea nella nostra regione sono esondati 21 fiumi e quindi non c’è manutenzione che tenga.”
Ripensamento strategico che per Lepore significa anche “ripensamento delle casse di espansione, dei percorsi dei canali, delle strategie di intervento complessivo” e che richiedono dunque “una legge ad hoc che dedichi risorse al Commissario straordinario, ma anche una legge che ci dia la possibilità di mettere in campo questa strategia perché dobbiamo ripartire in un modo diverso da com’era prima”.
Sulla stessa linea anche la Presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini, che evidenzia come “la legislazione ordinaria in campo agricolo è assolutamente inadeguata a far arrivare a tutte le imprese colpite, sia le risorse necessarie ai ripristini, sia quelle necessarie a coprire gli indennizzi per la mancata produzione, sia quelle necessarie a degli investimenti che servono per rendere nuovamente produttivi i terreni”
C’è poi il tema dei contributi e degli oneri fiscali, le cui scadenze, secondo Ghedini sono “assolutamente incompatibili con le necessità finanziarie delle imprese.” Tenendo conto che molte cooperative agricole “vedranno riprendere il ciclo produttivo e quindi vedranno di nuovo i primi ricavi fra dodici mesi, nel migliore dei casi, ma più spesso nei prossimi 18, 24, e anche 36 mesi”.
Infine, conclude Ghedini, “chiediamo che complessivamente, nel finanziare più adeguatamente il decreto che è già stato emanato, ci sia la possibilità di ragionare, come già fu per il terremoto, di una legge speciale che possa tener dentro tutte le qualità e tutte le specificità di questo territorio che, lo ricordo in termini di produzione agricola, rappresenta il 15% della produzione agricola nazionale e il 45% della produzione agricola di questa regione”.
La visita alle cooperative colpite dall’alluvione inizia alla Cooperativa agricola il Raccolto che si trova a Casoni di Budrio, un’area “bassa” che storicamente ha ospitato risaie e paludi bonificate. Qui in un paio di giorni è caduta metà della pioggia che di solito cade in un anno intero, sommergendo il terreno per circa 25-30 centimetri. È solo grazie a un prezioso intervento di deviazione e sollevamento delle acque, che si è riusciti ad evitare il peggio per le abitazioni civili, ma i terreni e il raccolto hanno subito ingenti danni, come ci ha raccontato Eros Gualandi, presidente della Cooperativa agricola il Raccolto, che ora lamenta una perdita produttiva che va dal 50 al 70%.
“Quella dell’alluvione di quest’anno non è altro che l’altra faccia della medaglia che ha visto per sette mesi noi agricoltori pensare alla siccità e per due settimane esattamente l’opposto”, conclude Gualandi, “ ma fra dieci giorni potremmo trovarci nelle condizioni di dover irrigare. È l’evidenzia di tutte le problematiche negative legate al cambiamento climatico e che assieme alle istituzioni dobbiamo iniziare a gestire con una riprogettazione di tutti quelli che sono gli aspetti di regimazione delle acque.”
È andata addirittura peggio alla Cooperativa sociale L’Orto che si trova in località La Motta di Budrio e che aveva già subito i danni di un’alluvione nel 2019. Qui accanto la forza del fiume Idice ha fatto crollare il ponte de La Motta, mentre la sede della cooperativa, che ospitava 18 disabili che sono stati evacuati, è ricoperta dal fango ed è quindi inagibile.
“Noi stiamo ancora aspettando l’ultima tranche di risarcimenti del governo del 2019” ci racconta Simone Spataro de la Cooperativa sociale L’orto, “Quindi, visto che lo stato fa un po’ fatica, abbiamo attivato una raccolta fondi”.
La visita si conclude alla Cooperativa agricola Giulio Bellini, a Selva Malvezzi. Qui le immagini si fanno ancora più impressionanti, il fango ricopre tutto, le strade si sono spaccate e in lontananza, lì dove prima c’erano grano e cereali, ora c’è soltanto acqua.