I giovani cooperatori di Generazioni Bologna hanno avviato una serie di interviste con rappresentanti di alcune cooperative associate a Legacoop Bologna per farsi raccontare come riescono a coniugare innovazione e sostenibilità. Vicoo-Visioni Cooperative è lieta di pubblicare sul suo social media magazine i contenuti emersi da queste interviste. Buona lettura!
Granarolo, come coniugare crescita e sostenibilità
Myriam Finocchiaro – Communication, External Relations and CSR Manager, Gruppo Granarolo
Quanto l’innovazione e la sostenibilità sono determinanti e inscindibili l’una per l’altra? Nella vostra organizzazione vengono approcciate insieme?
L’innovazione e la sostenibilità sono strettamente interconnesse, possono essere considerate alleate. Non si fa sostenibilità se non attraverso processi di innovazione che coinvolgono l’azienda e i molti partner che intorno ad essa ruotano (fornitori su cui far leva per andare oltre l’esistente, ma anche clienti con i quali costruire percorsi di comune interesse). Il tema della sostenibilità non rappresenta oggi un elemento in più da spendere sul mercato, ma un requisito essenziale per competere. La vera sfida è quella di coniugare i progetti di crescita e innovazione con piani sostenibili, attenti alla filiera, alle persone, ai nostri clienti e ai nostri consumatori. Siamo coscienti dell’impatto della nostra filiera, stiamo lavorando su tutti i gangli: allevamenti, trasformazione, packaging, logistica e fine vita. In Granarolo Spa l’evoluzione dei principali indicatori di sostenibilità è monitorata attraverso CSR Tools, strumento attraverso il quale gli stabilimenti del gruppo lavorano sugli indicatori GRI. E analogamente, un lavoro gigantesco è partito sulle stalle dei nostri soci, dove l’innovazione sta entrando prepotentemente attraverso l’agricoltura 4.0, l’agricoltura di precisione e la robotizzazione della fase di mungitura. Dashboard evolute permettono oggi di analizzare dati e di lavorare per porsi obiettivi di miglioramento dei parametri ambientali, che divengono anche parametri economici. Mentre in stalle grandi questo monitoraggio è realtà, in contesti medi e familiari spesso si tratta di avviare processi che richiedono tempo. L’obbligo di rendicontazione avviato dal Gruppo spinge però a lavorare sul miglioramento continuo. Si può dire che l’innovazione non solo ha un ruolo centrale per la sostenibilità, ma è dirimente. Per innovare ed essere sostenibili è importantissimo stabilire partnership strategiche, in modo da avere un impatto maggiore sulla società.
Cosa significa per voi innovazione?
Per noi innovazione significa applicare le nuove tecnologie e strumenti per migliorare il modo di operare in azienda. Per noi innovazione è anche creare sinergia con gli attori chiave, nel nostro caso in particolare con i nostri soci allevatori. In questo senso l’innovazione ha avuto e ha un ruolo centrale per la sostenibilità. Dal 2019 abbiamo iniziato un processo per rendicontare in maniera puntuale sulla sostenibilità, non solo a valle, tramite Granarolo Spa, ma anche a monte, direttamente nelle stalle, tramite la cooperativa Granlatte (cooperativa formata dai soci allevatori, che controlla Granarolo Spa per l’80%). Si tratta di un lavoro e uno sforzo impegnativi, se si pensa che si tratta di circa 600 soci allevatori. In questo percorso l’innovazione è stata fondamentale. Per facilitare tale processo abbiamo promosso, insieme a numerosi altri attori del territorio, la nascita di Agrofood BIC, acceleratore d’impresa tramite il quale possiamo intercettare idee progettuali innovative a sostegno delle nostre attività. Una start-up intercettata attraverso l’acceleratore ci consentirà, se tutto va come deve, di installare sensori all’interno delle stalle, con lo scopo di monitorare il benessere animale e indicatori ambientali.
Cosa significa per voi sostenibilità?
Per noi sostenibilità vuol dire promuovere un’offerta alimentare di qualità preservando la crescita dei produttori, il benessere degli animali e dell’ambiente. Significa ad esempio: consumo responsabile dell’acqua, uso razionale dei farmaci all’interno della stalla, riduzione delle emissioni, della plastica e degli sprechi. Il vero salto fatto in termini di sostenibilità l’abbiamo fatto quando abbiamo avviato un lavoro molto serio di pianificazione, con assunzione di impegni e indicatori di monitoraggio. E quando abbiamo deciso di allargare questo piano dalle attività di Granarolo Spa alle attività della cooperativa Granlatte. La sostenibilità è correlata alla capacità di avere uno sguardo rivolto al futuro: in questo senso l’Agenda 2030 e alcune realtà istituzionali che se ne stanno facendo carico, hanno il merito di aver aumentato l’attenzione a questi temi “futuri”.
Perché molte imprese faticano a innovare in modo efficace? A vostro avviso, come è possibile stimolare il processo di innovazione e sostenibilità?
La difficoltà maggiore per le aziende è rappresentata dalla mancanza di una forte leva di business: se non si percepisce un ritorno economico, difficilmente innovazione e sostenibilità diventano strategie aziendali. Per di più è fondamentale che questi temi siano fortemente promossi dal commitment interno. Strumenti concreti per sensibilizzare in tal senso sono rappresentati da un global risk assessment volto all’identificazione delle azioni preventive. Anche il mercato e, quindi, le richieste sempre più frequenti dei clienti, ci portano ad avere un approccio connesso alle tematiche sulla sostenibilità.
A settembre 2015, 193 paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030. Come si sta muovendo la vostra cooperativa per raggiungere tali obiettivi nei prossimi 10 anni?
A fine 2018 Granarolo ha definito 3 impegni da adottare per i prossimi 3 anni in riferimento al goal 12 degli SDGs (Obiettivi di sviluppo sostenibile), “Consumo e produzione responsabili”:
- “Più benessere animale alla stalla”: l’obiettivo di Granlatte-Granarolo è quello di portare lo standard sul benessere animale ad un punteggio superiore a 70/100;
- “Riduzione della plastica”, tramite l’adozione di alcune azioni specifiche:
- Riduzione del peso degli imballaggi primari e secondari;
- Utilizzo di plastica riciclata per le bottiglie di latte e le confezioni dei formaggi;
- Recupero degli imballaggi del latte reso dal mercato;
- Sperimentazione di materiali alternativi alla plastica;
- “Piano antispreco”, con azioni volte all’allungamento della shelf-life dei prodotti.
Qual è il tuo background professionale? Sulla base della tua esperienza, quali sono le competenze chiave per chi in cooperativa si occupa di innovazione e sostenibilità?
Mi occupo di comunicazione e CSR in Granarolo dal 2011. Prima di giungere in Granarolo, ho lavorato in aziende ICT a Milano (erano i tempi della grande bolla speculativa, quando internet è entrata prepotentemente nelle nostre vite) e, dopo il trasferimento a Bologna, mi sono occupata di comunicazione e relazione istituzionali in alcune imprese anche di grandi dimensioni del territorio. Ho avuto la fortuna di incontrare manager e associazioni che hanno deciso di lavorare sulla sostenibilità e sull’innovazione in tempi in cui erano pochi a farlo, penso a uomini visionari come Giulio Sapelli, Maurizio Chiarini, Luciano Sita, Gianpiero Calzolari o ad associazioni come Impronta Etica. Oggi che sostenibilità e innovazione, sorelle separate alla nascita, sono state sdoganate dal ruolo di Cenerentole, sono convintamente coinvolta nel promuoverle internamente ed esternamente all’azienda, senza retorica e con una buona dose di pragmatismo. Ho lavorato in organizzazioni con approcci diversi alla sostenibilità e ho consolidato le competenze sul lavoro e nel dopo lavoro. Senza soluzione di continuità oggi, come dieci anni fa, lo studio e l’aggiornamento rimangono fondamentali. Credo che per occuparsi di sostenibilità e innovazione siano necessarie competenze specifiche, che si possono acquisire attraverso studi accademici o attraverso lo studio, competenze trasversali, che si possono acquisire solo sul lavoro, un po’ di doti maieutiche, un pizzico di fortuna e tanta pazienza.
Piazza Grande, il digitale può aiutare anche gli ultimi
Intervista a Francesca Spinato – Referente progetto APP InStrada, cooperativa sociale Piazza Grande
Quello di trasformazione digitale è uno dei concetti ricorrenti nel dibattito contemporaneo. Sembra quasi che si sia arrivati al punto in cui, per fare impresa tanto in Italia quanto nel resto del mondo, non si possa fare a meno di accettare la digital transformation. Qual è il vostro parere a proposito? Per innovare si deve per forza passare da un percorso di digitalizzazione?
Credo che il lavoro sociale veicoli risorse e competenze per sviluppare innovazione, al fine di rispondere in maniera efficace ai nuovi bisogni che emergono in un contesto dinamico e differenziato. Io sono referente del Servizio Mobile di Sostegno, progetto di Piazza Grande da circa 20 anni, che si occupa di contattare le persone senza dimora che si trovano sul territorio di Bologna tramite uscite serali e diurne: l’obiettivo è conoscere le persone, capirne i bisogni e costruire insieme a loro un percorso di reinserimento sociale attraverso l’empowerment e la riconquista dell’autonomia. Come servizio abbiamo sviluppato il progetto “App InStrada”, aprendo al pubblico la possibilità di segnalare situazioni di disagio incontrate in strada, per poter rendere gli interventi più efficaci e allo stesso tempo sensibilizzare la cittadinanza al tema della povertà e della grave emarginazione, rendendoli parte attiva del processo di supporto. L’idea dell’applicazione ha un duplice scopo: da un lato è uno strumento di lavoro per gli operatori del servizio durante le uscite, dove è possibile inserire in un database le persone incontrate, le azioni svolte e soprattutto i luoghi monitorati; dall’altro può fornire in tempi rapidi alla committenza, e in generale alle istituzioni, dati attendibili e verificati sulla situazione delle persone in strada, come base per poter programmare le politiche del settore. La digitalizzazione del servizio in questo caso rappresenta un forte miglioramento per rispondere ai bisogni diversificati che incrociamo giorno per giorno. Credo che questo progetto porti avanti il concetto di sostenibilità sociale, attenta ai bisogni e con propensione all’innovazione, per rispondere in modo appropriato alle esigenze che emergono grazie all’utilizzo di processi digitali.
Quali sono i reali vantaggi della digital transformation?
Il vantaggio più grande è quello dell’accessibilità e della precisione di monitoraggio. Lavorando in strada è fondamentale per noi avere tempestività di intervento: tramite App InSRADA stiamo avendo risultati di efficienza degli interventi. Come servizio abbiamo intenzione di portare aventi il progetto per migliorare alcunefunzioni: ad oggi stiamo lavorando per rendere accessibile l’applicazione al sistema co-economy e con l’Ufficio Innovazione e Sviluppo stiamo lavorando per rendere sistemico il nostro approccio all’innovazione, grazie all’utilizzo delle risorse digitali. Le risorse di tempo son sempre meno e pensare di utilizzare metodi lavorativi passati mi sembra anacronistico, dobbiamo seguire un trend tecnologico che aiuti a migliorare i servizi e a lavorare meglio con strumenti che rendano più smart il lavoro.
Quali sono gli strumenti che avete utilizzato per portare avanti il processo di digitalizzazione, in termini di tool e di persone? Avete ricevuto aiuti – economici e non – da comuni, regioni, reti di cooperative o altri attori?
L’idea del progetto App InSRADA è partita perché avevamo bisogno di rispondere in maniera veloce alle segnalazioni in alcuni momenti dell’anno. L’applicazione è stata ideata con una collega di servizio e grazie alla collaborazione con una Software House siamo riusciti ad avviare la sperimentazione. Il lavoro di persone diverse sul progetto ci ha aiutato a comprendere quello di cui avevamo bisogno. L’applicazione è stata anche presentata al Comune e alla cittadinanza con l’appoggio economico di ASP Città di Bologna, che ha creduto nel progetto.
Quali sono stati gli ostacoli maggiori che avete dovuto affrontare?
L’ostacolo più grande è quello dell’accesso economico e ai finanziamenti. Grazie alla rete e ad ASP Città di Bologna siamo riusciti a sviluppare il progetto App InSTRADA e a condividere con gli operatori un nuovo modo di lavorare grazie al digitale. Per noi la digitalizzazione non è un limite, siamo tutti under 30 e con particolare interesse per le tecnologie.
In che misura trasformazione digitale e sostenibilità sono legati, ovvero quanto è necessario puntare sulle nuove tecnologie per riuscire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030?
L’Agenda 2030 rappresenta una grande opportunità per favorire l’innovazione. Al nostro interno ci siamo dotati di un Ufficio Innovazione e Sviluppo, per promuovere progetti innovativi aperti alle cittadinanza e a partner specializzati. Come Piazza Grande ci stiamo muovendo con vari progetti legati all’Agenda 2030: nell’ultimo anno abbiamo mappato le fontanelle pubbliche in città e distribuito un kit di 200 borracce termiche alle persone che vivono in strada. Grazie alla collaborazione con il Comune stiamo valutando la possibilità di far entrare il kit nel sistema di accoglienza turistica della città, in modo che i viaggiatori possano acquistare le borracce, sostenendo le attività di welfare cittadino da un lato e beneficiando della mappatura dei punti dell’acqua pubblica realizzata e costantemente aggiornata dagli operatori di Piazza Grande. Sono piccoli progetti che virano in una direzione di sostenibilità sociale a ambientale.