Come può il Tecnopolo di Bologna diventare un asset utile per la comunità e per tutte le filiere cooperative? Come si fa a lavorare in direzione dell’innovazione digitale e tecnologica? E ancora: come si può sviluppare un sistema di piattaforme slegate dai grandi player del mercato che funzionano non secondo logiche cooperative ma estrattive? E che strada bisogna prendere per accompagnare le imprese che ne hanno bisogno verso l’innovazione e la sostenibilità?
Sono stati questi gli argomenti del dibattito “Cooperative e trasformazione digitale: innovazioni di fiera, piattaforme, big data e Tecnopolo di Bologna”, tenutosi in occasione dell’Assemblea dei delegati di Legacoop Bologna del 15 dicembre 2021.
A discutere di questi temi, moderati dalla giornalista Alice Loreti di Trc Bologna, sono stati Gianpiero Calzolari di Granarolo, Simone Gamberini di Coopfond, Piero Ingrosso di Almavicoo, Marisa Parmigiani di Unipol, Francesco Uberti dell’Ifab e Rosa Grimaldi, delegata del sindaco di Bologna.
Ad aprire l’incontro Rosa Grimaldi, delegata del sindaco di Bologna a Promozione economica e attrattività internazionale, Industrie culturali e creative e Impatto Tecnopolo. Secondo Grimaldi le parole chiave da tenere in considerazione quando si parla di questi temi sono quelle dell’innovazione, dell’attrazione delle imprese, della dimensione internazionale, dell’impatto. Concretamente, ha spiegato la delegato del sindaco Lepore, l’amministrazione sta lavorando su tanti livelli. Il bando Incredibol sarà sviluppato in un’ottica di ibridazione con tecnologie e digitale, per fare in modo che il digital favorisca le nuove imprenditorialità e le forme di arte e cultura. Per quanto riguarda la promozione economica e internazionale, ha detto Grimaldi, sarà “importante muoversi su due leve strategiche: favorire il posizionamento chiaro della città metropolitana a livello internazionale e creare le condizioni abilitanti e le infrastrutture adatte ad accogliere i tanti talenti che arriveranno. Sul Tecnopolo invece, viste le altissime aspettative, bisognerà “concretizzare e mettere a terra le potenzialità del sito”. Il tema è quello della transizione digitale, “integrare cioè le tecnologie verso modelli di business capaci di generare valore. Per farlo bisogna muoversi su vari piani, a cominciare dalla creazione di un mindset di competenze gestionali e organizzative in grado di integrare e rendere operative le tecnologie a disposizione”.
Il vicepresidente di AlmaVicoo Piero Ingrosso ha invece messo in evidenza il ruolo dell’associazione come “strumento di connessione tra l’ecosistema cooperativo e l’innovazione, intesa come startup, accademia e ricerca in generale”. Uno degli strumenti scelti da Almavicoo è quello dell’open innovation, cioè il cercare risorse per rinnovare le imprese fuori dalle imprese stesse. Uno strumento importante “perché favorisce l’intergenerazionalità facendo dialogare imprese mature con realtà più dinamiche e a volte per certi versi fragili, e perché crea cooperazione tra cooperative su un ambito che è quello dell’innovazione di filiera”. Esempio di open innovation è stato il progetto Think4Food, destinato ad assumere una dimensione nazionale. Almavicoo sta lavorando anche sul tema delle competenze, e assieme all’Università di Bologna e alle cooperative Open Group e Cadiai sta mettendo a punto un corso di alta formazione per educatori al digitale. “C’è bisogno che le professionalità all’interno delle nostre imprese siano costantemente aggiornate”, ha spiegato Ingrosso.
Infine c’è il tema delle piattaforme digitali, capaci spesso di fornire risposte ai bisogni delle comunità ma anche causa di distorsioni come la mancanza di tutele per i lavoratori e i dati. Per questo è nato Vicoo Platform, progetto di sperimentazione di un acceleratore di comunità per piattaforme digitali cooperative, realizzato grazie al contributo di Coopfond e della Camera di Commercio di Bologna. Vico Platform funzionerà “coinvolgendo prima di tutto le comunità, per intercettare i bisogni e co-progettare le risposte assieme alle comunità stesse”. A quel punto le soluzioni saranno messe sul mercato con soluzioni tecnologiche capaci di valorizzare l’approccio cooperativo e le comunità e coinvolgendo i soci lavoratori e consumatori.
Il presidente della fondazione Ifab Francesco Ubertini ha messo a fuoco la mission dell’International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development. L’Ifab avrà come compito quello di generare valore per le imprese. “Colmerà quel gap che c’è tra il mondo tecnologico e il mondo imprenditoriale, lo farà dando strategie industriali al Tecnopolo inteso come futuro polo nazionale del supercalcolo, i big data e l’intelligenza artificiale, sia in termini di competenze. Il Tecnopolo solo in termini di capacità di calcolo sarà un centro di rilievo internazionale, considerando che il supercomputer Leonardo sarà, a metà 2022 quando sarà attivato, uno tra i primi 5 elaboratori al mondo. “Se ogni abitante delle terra facesse un’operazione al secondo per 365 giorni l’anno, tutto questo esprimerebbe una potenza di calcolo che Leonardo sarà capace di sviluppare in un solo secondo”, ha spiegato Ubertini. Da qui la necessità di fare in modo che tutta questa potenza serva a qualcosa. “I dati hanno una potenzialità enorme, tutti se ne rendono conto. Noi dobbiamo saperli immagazzinare e processare, meglio se con infrastrutture sovrane. E facendolo dobbiamo creare una massa critica in termini di relazioni tra ricerca e impresa”. Una prospettiva di questo genere, ha spiegato Ubertini, va ad inserirsi nella candidatura del Tecnopolo come centro nazionale sull’Ai, i big data e il calcolo ad altre prestazioni. Se sarà scelto arriverà un finanziamento di 300 milioni dal Pnrr.
Marisa Parmigiani, head of suistanability and stakeholder management del gruppo Unipol, ha spiegato come e perché l’innovazione è nel dna della compagnia. “Lavoriamo sul profilo reputazionale e gli assi fondanti sono due: la governance e appunto l’innovazione. Proprio sul tema innovazione Unipol sta lavorando da tempo, aprendosi ai big data e diventando primo socio della fondazione Ifab. Altro tema è quello dell’innovazione come strumento per rendere il business sostenibile e aperto alle nuove generazioni. “Unipol ha la rete di agenzie fisiche più grande d’Italia, ora però vogliamo confrontarci con la generazione Z e adottare un approccio di omnicanalità integrata. Che vuol dire permettere di svolgere ogni operazione virtualmente o fisicamente, passando da una canale all’altro a seconda delle esigenze”, ha detto Parmigiani. Sono tante le direttrici di lavoro di Unipol. Ci sono le sperimentazioni di robotica per adempiere ai compiti più gravosi e ripetitivi, e su questo il machine learning sta avendo una parte importante; ci sono i progetti di open innovation, ci sono inoltre i progetti per aprire a under 35 con voglia di responsabilità ed esperienza in azienda coinvolgendoli in percorsi laboratoriali e creativi per pensare in maniera indeterminata, fuori dai rigidi schematismi precostituiti. “Da Unipol insurance ci trasformeremo in una Unipol service, che sta al fianco delle persone e risponde ai loro bisogni”.
Il direttore di Coopfond Simone Gamberini ha delineato le tappe che hanno portato il fondo mutualistico di Legacoop a ridefinire il suo ruolo per diventare uno strumento sempre più utile “e capace di indirizzare le cooperative verso la transizione digitale e la sostenibilità”. Per mettere l’innovazione al centro dell’identità di Coopfond il fondo ha siglato 160 collaborazioni con centri di competenza, università, acceleratori e incubatori. Tutti rapporti messi a disposizione del mondo cooperativo. Poi c’è stato il progetto Pico, una piattaforma abilitante capace di guidare le coop e supportarle su alcune linee guida: accelerare la crescita, acquisire nuove competenze, sviluppare modelli di business sostenibili e responsabili. Coopfondo ha finanziato anche Think4Food in un’ottica di innovazione di filiera, in questo caso agroalimentare, e sta affiancando Legacoop Bologna nel percorso che porterà al lancio di Vicoo Platform. C’è infine la prospettiva legate alle comunità energetiche, recentemente promosse dalla normativa europea. “Per riuscire a creare cooperative di produzione e acquisto di energia sarà importante lavorare su processi di trasformazioni culturali, ma anche appoggiarsi a piattaforme digitali solide”.
Il presidente di Granarolo e BolognaFiere Gianpiero Calzolari, ha concluso il dibattito concentrandosi su come concretizzare la potenza tecnologica e innovativa del futuro hub del Tecnopolo. Su questo aspetto, ha detto Calzolari, il modello cooperativo sarà da valorizzare perché è l’unico in grado di mettere a disposizione le risorse a tutti i suoi membri. Granarolo associa circa 600 aziende socie, ha raccontato Calzolari, e si tratta di realtà che “non potranno mai affrontare singolarmente la portata di certe trasformazioni, come neppure potranno sfruttare a fondo alcuni nuovi strumenti”. Per questo “la strada migliore resta quella cooperativa”. Il mondo dell’agricoltura e della zootecnia ha già affrontato il tema del 4.0, e alcune aziende si sono completamente robotizzate. Nonostante questo queste attività e questi dati “non sono ancora un patrimonio condiviso”. La trasformazione sarà dunque importante, così come la messa a disposizione di tutto il sistema Granarolo di una serie di dati la cui lettura aiuterà nella definizione delle politiche industriali. La potenza dei supercomputer del Tecnopolo potrebbe essere sfruttata anche dalle fiere di Bologna. Le suggestioni sono tante. “Cosa succederebbe – si chiede Calzolari – se l’Eima (Esposizione Internazionale di Macchine per l’Agricoltura e il Giardinaggio, ndr) avesse a disposizione i dati del centro meteo, o se il Cersaie (il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, ndr) potesse beneficiare della potenza di calcolo di un supercomputer?”. Per Calzolari questa è la direzione verso cui tendere, “facendolo insieme” e tenendo a mente che la grande opportunità è quella di “parlare con le nuove generazioni che hanno le competenze ma hanno bisogno della nostra esperienza”.