“Città resiliente” è stato l’ultimo dei quattro incontri di di Vicoo – Visioni Cooperative, il laboratorio di idee creato di Legacoop Bologna per lo sviluppo sostenibile di imprese, comunità e territorio. A moderare l’incontro Luca Grosso responsabile area promozione cooperativa di Legacoop Bologna.
“La resilienza – ha spiegato Grosso – è anche la capacità di organizzare risposte da dare ai bisogni dei più fragili, e di attivare azioni di natura solidaristica”. L’incontro ha visto un dialogo tra istituzioni e cooperative, “per fare in modo di individuare soluzioni comuni per il futuro”.
Per il Comune di Bologna ospite Emily Clancy, vicesindaca con numerose deleghe di peso, tra le quali quella all’abitare collaborativo e cooperativo. A raccontare a Palazzo d’Accursio le proprie esperienze sono stati Antonio Cardelli della coop Il passo della Barca, Daniela Marinangeli di Coop Alleanza 3.0, Ilaria Avoni di Piazza Grande e Riccardo Carboni di Cotabo.
Daniela Marinangeli di Coop Alleanza 3.0 ha raccontato il progetto Ausilio per la spesa, nato nell’ormai lontano 1992 a San Lazzaro e pian piano diffusosi in tanti territori dove la Coop è presente con i suoi punti vendita e i suoi Consigli di zona.
Ausilio per la spesa, ha spiegato Marinangeli, è un progetto attraverso il quale i soci di Coop volontari offrono un aiuto concreto alle persone anziane o disabili, provvedendo alla consegna gratuita a domicilio della spesa. Oggi coinvolge oltre 750 soci volontari organizzati in 31 gruppi. I fondi destinati ad Ausilio consentono di mettere a disposizione dei volontari gli spazi, i mezzi e il supporto organizzativo necessari. Ausilio per la spesa è realizzato anche grazie alle collaborazioni con le associazioni di volontariato e gli enti locali, e si colloca quindi all’interno di un più ampio sistema di welfare, rafforzando così le reti di solidarietà.
“C’è un valore aggiunto importante che si è creato tra i volontari e il territorio – ha spiegato Marinangeli – Con l’emergenza Covid il progetto si è adattato ai bisogni del momento, e si è messo in rete con l’Auser, il terzo settore e le istituzioni. Così la consegna della spesa è stata garantita anche in un momento di crisi. Oggi ci rendiamo conto che i bisogni sono aumentati, e che i nostri telefonisti non solo trascrivono la lista delle cose da comprare, ma forniscono anche un supporto psicologico. Ci piacerebbe allora che questa modalità fosse implementata con una formazione ai volontari per dare loro strumenti maggiori e interagire con persone che sono a casa e sono isolate, magari senza rete familiare vicina”. Altro punto di sviluppo che potrebbe avere Ausilio per la spesa è quello green, con consegne non più affidate ai furgoni ma a mezzo elettrici o alle cargo bike.
Riccardo Carboni di Cotabo ha raccontato il senso di una cooperativa di taxisti nata nel 1967. “Ci consideriamo non solo erogatori di un servizio di trasporto ma anche collaboratori della pubblica amministrazione per ridurre i disagi che possono esserci in certi frangenti”, ha detto Carboni. Il riferimento è stato ai tanti cantieri che ci sono stati e ci saranno in città. Tram, Passante di Bologna, “interventi strutturali importanti che porteranno anni di lavori e possibili difficoltà nel garantire la mobilità delle persone”. Carboni ha anche raccontato i progetti della cooperativa per quanto riguarda le piattaforme. “Siamo da tempo impegnati in questo campo, vogliamo creare un progetto di piattaforma tecnologica replicabile e espandibile, che non fornisca i dati alle piattaforme di intermediazioni, ma lasci invece la ricchezza ai territori”. L’obiettivo è avere la forza che serve per non essere intermediati dai grandi player basati su logiche estrattive. Per questo Cotabo ha sottoscritto un patto di collaborazione tecnologica e una lettera di intenti con una coop di 3500 taxisti di New York, la Drivers Cooperative. “Bologna può battere un colpo in questo campo e attivare un progetto pilota – ha concluso Carboni – Il principio cardine deve essere quello di mettere uno strumento a disposizione di chi lavora, non il contrario”.
Antonio Cardelli ha raccontato la storia della cooperativa Il Passo della Barca, un raro esempio di cooperativa di comunità nata in ambito urbano. Il Passo della Barca ha messo assieme più di 90 soci e, in meno di due anni, è riuscita a salvare un’edicola destinata alla chiusura e a creare attorno alla stessa edicola una fitta rete di attività capaci di riaccendere la società del quartiere. Il Passo della Barca ha raccolto un capitale sociale superiore ai 17 mila euro e a inizio 2022 rilancerà l’edicola acquistata (si chiamerà Finalmente, l’edicola resiliente), dandola in gestione a un socio della coop attraverso l’affitto di ramo d’azienda. “Attorno all’edicola – ha detto Cardelli – abbiamo fatto un ragionamento di qualità urbana e di rigenerazione dello spazio fisico e della comunità che gira attorno all’edicola. Vorremmo presto ricreare una piccola piazza dove ora c’è una strada attraverso un sistema a pedana in legno con vasiere mobili e il ripristino della segnaletica orizzontale. Assieme alle nostre tante attività, uno degli obiettivi sarà dunque trasformare Piazza Bernardi da snodo di traffico veicolare in uno spazio dedicato e fruibile per i cittadini. L’edicola a quel punto sarà un hub di servizi di prossimità, dove i cittadini metteranno a disposizione tempo e competenze e magari, in futuro, attiveranno logiche di produzione lavoro attraverso un’app ad hoc”.
Ilaria Avoni di Piazza Grande ha invece raccontato di quel che è stato chiamato Ufficio abitare: una equipe di lavoro che gestisce 106 appartamenti dedicati a progetti di accoglienza per target differenti. L’equipe ricerca case, gestisce contratti e manutenzioni, fa mediazione culturale e tiene le relazioni con i proprietari di casa e gli amministratori di condominio. In più si occupa di aiutare i nuovi abitanti a imparare a gestire la casa in autonomia. Cosa non facile considerando che molti arrivano da esperienze di marginalità lontanissime da attività quotidiane banali ma indispensabili, come può essere leggere una bolletta o chiamare un idraulico in caso di perdite dal lavandino.. “Quel che abbiamo messo a fuoco – ha spiegato Avoni – è stato un progetto di accoglienza a 360 gradi, non più incentrato sugli immobili ma sulle relazioni”. Problemi ce ne sono: ad esempio la difficoltà nel reperire nuovi appartamenti. “Ci sono tante richieste di entrare nel nostro progetto, ma la difficoltà principale che troviamo è ormai sul nostro strumento principale, che è la casa”. Avoni ha ricordato le tante famiglie a rischio sfratto e l’impegno del Comune di Bologna sul tema contributo per l’affitto, infine ha rilanciato l’idea di un’agenzia sociale per l’abitare, capace di mettere assieme enti pubblici, terzo settore e cooperazione sociale, “che è impresa ma ha anche una finalità sociale che la allinea all’ente pubblico, e cioè quello di rispondere ai bisogni delle persone”.
La vicesindaca del Comune di Bologna Emily Clancy ha ricordato come la città abbia avuto difficoltà nel settore del diritto dell’abitare. Per questo, ha detto, “serve una regia pubblica e la possibilità di intrecciare esperienze diverse”. C’è bisogno, ha spiegato Clancy, “di creare nuovi modelli di abitare collaborativo, ad esempio le esperienze di co-housing”. Per agire bene nel campo dell’abitare e della progettazione di risposte per i più deboli servirà dunque “integrare spazi e ambiti di lavoro differenti, per rendere Bologna la città più progressista d’Italia come dice spesso il nostro sindaco Matteo Lepore”. Chiave di volta sarà dunque il “coniugare le esigenze della comunità con chi sul territorio ha le risposte giuste ai bisogni, aprendo le porte a chi vuole mettere a disposizione il proprio tempo. Il Comune continuerà a rinnovare e a rafforzare la sinergia tra esperienze differenti, vale per la casa e per il rapporto tra trasporto pubblico e privato, e lo stesso discorso vale anche per il nostro obiettivo di creare una città dei 15 minuti, dove i servizi siano di prossimità siano in grado, ad esempio, di qualificare un’attività commerciale e fungere da presidio sociale e incontro tra le persone”. Per quanto riguarda la proposta dell’agenzia sociale per l’abitare, rilanciata da Piazza Grande, Clancy ha spiegato che il concetto è valido e da riproporre. “Bisogna innovare a fare in modo che il Comune diventi il regista del mercato anche attraverso il reperimento di nuovi alloggi e anche attraverso un sistema di garanzie e tutele offerte dall’amministrazione comunale. Questa è la strada da seguire e dobbiamo lavorare molto, anche sui progetti e sui programmi di housing first. Al diritto a casa devono accompagnarsi progetti di integrazione, scambio, inclusione. L’idea di prossimità deve infine attraversare tutti gli ambiti di lavoro. Da parte del Comune di Bologna – ha concluso – c’è molto interesse a collaborare”.