Non solo benefici economici, ma anche sociali e ambientali.
Sono le comunità energetiche, uno strumento che arriva dall’Unione europea e che presto diventeranno realtà anche nel nostro Paese, offrendo la possibilità a cittadini, piccole medie imprese e enti locali di diventare allo stesso tempo consumatori e produttori di energia.
Le possibilità offerte dalla costituzione delle comunità energetiche alla luce del contesto socio-economico attuale dominato dall’incertezza, è stato al centro della tavola rotonda organizzata da Legacoop Bologna intitolata Cooperare per la transizione energetica.
L’apertura dei lavori affidata alla Presidente di Legacoop Rita Ghedini, che ha ribadito la necessità di promuovere una nuova imprenditorialità cooperativa volta allo sviluppo delle comunità energetiche.” La forma cooperativa” ha sottolineato Rita Ghedini, ha già in sé alcuni elementi che caratterizzano le comunità energetiche, come il legame con il territorio e la condivisione dei benefici, per questo rappresenta una possibilità di governance particolarmente efficace per la gestione delle comunità energetiche”
A seguire la parola è passata a Valeria Termini, professoressa ordinaria di economia politica e titolare della cattedra di Economia e regolazione dei mercati dell’energia per uno sviluppo sostenibile all’Università di RomaTre.
“Le risposte da dare in ambito energetico devono essere diversificate” racconta Valeria Termini, “Una cosa è muoversi in ottica di emergenza, un’altra è ragionare in prospettiva strategica. Nel primo caso abbiamo visto l’Italia e l’Europa muoversi prontamente di fronte alla crisi degli approvvigionamenti di gas russo, andando a diversificare le fonti. Ma sull’altro piano credo sia fondamentale non abbandonare la strada delle rinnovabili anche in ottica di comunità energetiche, di cui stiamo aspettando i decreti attuativi.”
Il difficile compito di fare previsioni sull’andamento del mercato energetico è affidato a Flavio Corti, vice presidente CEE, Consorzio Esperienza Energia, che ha evidenziato alcuni numeri rappresentativi della crisi energetica in corso, come l’aumento medio del 600% per le utenze di luce e gas. “Incrementi che mettono in crisi il sistema”, sottolinea Corti “dai cittadini e imprese che fanno fatica a pagare le bollette agli stessi operatori del settore che rischiano il default perché non possono più garantire fideiussioni adeguate per acquistare la materia prima”
“Quello che si prospetta”, conclude Corti “è un inverno 2022-2023 che riusciremo a superare grazie a uno stoccaggio di risorse sopra i livelli ordinari, soprattutto in concomitanza di un clima mite; mentre il 2023-2024 appare più critico perché saremo in presenza di un ulteriore deficit stimato di 39 miliardi di metri cubi”.
Gianluca Ruggeri, ricercatore dell’Università dell’Insubria e co-fondatore di Ènostra coop, ha incentrato il proprio intervento sull’importanza del ruolo delle comunità energetiche, costruite intorno a un “cambio di paradigma”: dove a “pochi grandi impianti” si sostituiscono “piccoli e diffusi impianti” e dove i consumatori diventano anche produttori, i cosiddetti prosumer (neologismo inglese che nasce dall’unione di producer e consumer), che partecipano attivamente e consapevolmente al sistema.
“L’obiettivo principale delle comunità energetiche”, prosegue Ruggeri, “è fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità, partendo da un’aggregazione volontaria dei partecipanti, che non hanno il profitto come prima finalità”.
“Un modello”, ha concluso Ruggieri, “che potrà portare a coprire il 40-50% del fabbisogno energetico”.
La seconda parte della tavola rotonda si è aperta con uno sguardo sulla Città metropolitana di Bologna. Luca Grosso, che per Legacoop Bologna si occupa di promozione cooperativa, servizi finanziari e innovazione, dopo aver ripercorso gli step che hanno disegnato l’attuale quadro normativo dentro cui sono inquadrate le Comunità energetiche (che sono un soggetto giuridico che deve avere uno statuto), ha ribadito che “Legacoop si sta muovendo per promuovere lo strumento cooperativo nella costituzione delle CER ”
“Questo perché”, prosegue Grosso, “è un sistema rodato e consolidato, ha una governance democratica, è aperta a nuovi soci ed esprime al meglio quello che sono le intenzioni del legislatore”.
Nella stessa linea linea si muove Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop che, attraverso le parole del Presidente, Simone Gamberini, parla della necessità di “strutturare la filiera cooperativa che ha a che fare con l’energia”. Da questa esigenza è nata la piattaforma Respira, “un progetto sperimentale che unisce soggetti diversi per dare supporto a cittadini e enti locali che vogliono creare Comunità Energetiche Rinnovabili in forma cooperativa.”
Marco Mercatili, presidente di CAAB, il centro agroalimentare di Bologna ha raccontato la visione di un luogo che è diventato il “parco fotovoltaico più grande d’Europa” grazie alla massiccia presenza di pannelli solari per una superficie complessiva di 100.000 mq, pari a 14 campi da calcio. “Grazie ai fondi del PNNR, possiamo trasformare CAAB in un Food and Energy Hub”, un luogo, dichiara Mercatili “da cui si entra fossili e si esce non fossili”, grazie a un “modo diverso di produrre energia e di fare delivery.”
A concludere la giornata di lavori, Annalisa Boni, assessora del Comune di Bologna con delega al coordinamento della transizione ecologica e al patto per il clima e che ha coordinato la candidatura, poi concretizzatasi di Bologna tra le 100 città europee con l’obiettivo di diventare “Carbon neutral” entro il 2030 (anticipando quello che è l’obiettivo generale europeo del 2050).
“Una missione che darci l’opportunità di rivedere il modo in cui possiamo trasformare in positivo la nostra città”, ha dichiarato Boni, “un processo dentro cui c’è tutto: la decarbonizzazione dei trasporti, la riqualificazione degli edifici, la produzione energetica da fonti rinnovabili, ma anche la gestione dei rifiuti, l’illuminazione pubblica, l’acqua, l’educazione ambientale e la digitalizzazione”. “Ma la cosa più importante”, conclude Boni, “deve essere l’inclusione, ovvero una trasformazione della città basata sulla giustizia sociale”