Quali sono le potenzialità del supercomputer Leonardo appena inaugurato? In che modo il mondo cooperativo potrà beneficiare della potenza del super calcolo?
Sono alcune delle domande a cui ha provato a dare una risposta il convegno “Ifab e Tecnopolo di Bologna” organizzato da Legacoop Bologna, nell’ambito del percorso di avvicinamento al 25° congresso e che è stato preceduto da un altro momento di confronto intorno al tema delle comunità energetiche.
Nella Sala incontri di via Galliera ad aprire i lavori è Piero Ingrosso, responsabile area innovazione di Legacoop Bologna, che ha sottolineato come in ambito sviluppo e mondo digitale Legacoop si stia muovendo secondo tre direttrici fondamentali: il rafforzamento delle competenze già esistenti e lo sviluppo di quelle nuove; i processi di Open Innovation che mettono in comunicazione il mondo delle startup e quello dell’Università e la ricerca di un approccio cooperativo al mondo del digitale, dove l’ambizione è quella di immaginare nuove possibilità alternative al modello estrattivo dominante oggi.
La presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini ha parlato di “salto evolutivo”, un prestito dall’ambito biologico per evidenziare la crucialità di un momento storico in cui “siamo davanti a un cambio di paradigma e di sviluppo”. Da queste premesse la domanda: “come accompagnare i nostri associati nello sviluppo di nuove competenze?” “La risposta”, sottolinea Rita Ghedini, “è nella costruzione di competenze di sistema”, ovvero una sorta di nuovo mutualismo in ambito digitale. Che è anche la ragione per cui Legacoop Bologna ha scelto di diventare socia di IFAB, la fondazione nata proprio con lo scopo di mettere in relazione le imprese con il Tecnopolo.
Ad aprire la parte istituzionale il sindaco di Bologna Matteo Lepore che lancia una sfida: “siamo in grado come territorio di creare piattaforme alternative al sistema capaci di costruire degli asset? Siamo in grado di farle reggere economicamente e renderle competitive?”
Il sindaco evidenzia come in palio ci sia “la qualità della vita dei cittadini” un obiettivo che deve passare anche attraverso “il controllo diretto delle piattaforme territoriali” al momento in mano alle grandi Big Tech statunitensi come Google, Apple, Amazon e Meta e di come tutto ciò “può servire anche in ottica di coesione sociale e per non subire le trasformazioni in atto”.
L’assessore allo sviluppo economico e green economy, Vincenzo Colla, dopo aver evidenziato come “la governance dell’innovazione sia la vera sfida contemporanea”, ha spostato l’attenzione sul tema demografico – “nessun sistema produttivo regge con demografia piatta” – e su come “la possibilità di giocare questa importante sfida internazionale si misuri anche sulla nostra capacità di attrarre talenti e di dare loro non solo un posto di lavoro ma anche un nuovo senso del lavoro”.
Per raccontare le potenzialità del supercalcolo e di tutto l’ecosistema del Tecnopolo alla platea di cooperatori arrivano gli interventi del direttore di Ifab Marco Becca e Claudio Arlandini di Cineca.
Marco Becca, dopo aver ricostruito le tappe principali dello sviluppo di Ifab (International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development), ha fornito una fotografia degli attuali soci, arrivati nel giro di poco tempo a 24 e che rappresentano uno spaccato piuttosto rappresentativo del tessuto produttivo del Paese, tra mondo della finanza (Unipol Sai, Bper, Crif, Prometeia), farmaceutica (Alfasigma, Chiesi), Energia (Eni e Fondazione Enel), industria manifatturiera (Bonfiglioli, Alstom) Servizi (Quantyca, Scs Consulting) e Associazioni come Legacoop Bologna, appena associata, e Confindustria Emilia centro.
“Il cosiddetto ponte tra società e Teconopolo”, ha raccontato Becca, “si sviluppa attraverso una serie di azioni che vanno dalle Open calls del Centro nazionale alle Call europee, passando per attività di divulgazione come le lecture, ed eventi e iniziative come Mooc (massive open online courses) e Hackathon (ce ne sarà uno su come comunicare gli eventi meteorologici estremi il 17 e 18 gennaio).
“Il supercomputer Leonardo è solo uno strumento” ha dichiarato Claudio Arlandini di Cineca, “e funziona come un trapano, dove il valore non risiede nei buchi che fa, ma nei progetti in grado di costruire”. Come il Waterview, un sistema di implementazione dell’uso delle telecamere già presenti nel territorio con il fine di monitorare fenomeni atmosferici intensi come allagamenti e neve, oppure il progetto dell’Università di Salerno che sfrutta l’intelligenza artificiale per trasferire meglio i video in rete, attraverso la trasformazione in locale di immagine trasferite in remoto a bassa definizione.
L’ultima parte del convegno è dedicata alle testimonianze dell’ecosistema cooperativo, con gli interventi di Riccardo Carboni, presidente di Cotabo che ha raccontato di come tutta la storia della cooperativa di taxi bolognese nata nel 1967 sia attraversata dall’innovazione tecnologica e di come l’obiettivo sia ora quello dell’”indipendenza tecnologica”; e poi Giovanni Dognini, presidente di Open Group, che ha parlato dell’importanza dei “dati “qualitativi” raccolti nei servizi, affinché,” la nostra conoscenza sia messa a servizio delle politiche pubbliche sul disagio”. E poi una battuta su Leonardo, di cui “ci interessano più che altro i cervelloni che ci stanno intorno”.
Dal mondo dei bisogni educativi speciali, arriva l’intervento di Andrea Frascari di Anastasis, in cui auspica il funzionamento degli strumenti di controllo vocale anche in “presenza di linguaggi particolari”, mentre Eros Gualandi della cooperativa Raccolto vede nella tecnologia un’opportunità per sviluppare “un’agricoltura di precisione e ridurre i tempi improduttivi”.
A concludere il convegno Nicoletta Tranquillo di Kilowatt, dove è stato messo in campo un progetto “per raccontare la tecnologia attraverso il connubio di scienza e arte”