Qualificare la professionalità educativa di lavoratori e lavoratrici che operano in campo scolastico ed extrascolastico, rafforzando le loro conoscenze sul digitale: digitale come ambiente, digitale come strumento, digitale come canale per professionalizzare e professionalizzarsi. È l’obiettivo di Coo.de – Cooperative digital education, il corso di alta formazione tenuto da formatrici e formatori delle cooperative Open Group e Cadiai.
Coo.De è frutto di una co-progettazione tra Legacoop Bologna, il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e Alma Vicoo, il centro universitario per la cooperazione, con il supporto di Anastasis e Fondazione Barberini.
“Il digitale ha generato un vero e proprio salto quantico, introducendo nuovi linguaggi, nuovi mezzi, nuovi contesti relazionali, nuove concezioni di territorio e di tempo”, afferma la presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini. “Questo corso si colloca dentro questa complessa trasformazione: nella sfera dell’educazione, la cooperazione ha la possibilità e il dovere di incidere, con la propria cultura e con il proprio mandato intergenerazionale”.
Dentro Coo.de dunque troviamo università e cooperative, insieme, per riflettere sulle nuove sfide che pone il digitale. “La partenza di questo corso è una scommessa vinta, una scommessa cominciata nel 2016 quando Legacoop e Alma Mater costituirono insieme una nuova associazione, AlmaVicoo”, continua Ghedini. “L’idea era di mettere in campo un modello di relazione diverso da quello classico, incentrato sul trasferimento tecnologico, e di concentrarci sui processi, più che sui prodotti. L’idea di Coo.de nasce da qui: l’obiettivo era di mettere a disposizione le competenze innovative dell’università per fare academy e rispondere ai bisogno delle imprese cooperative, progettando contenuti di formazione che servano agli operatori e operatrici per affrontare la sfida dell’innovazione digitale e la costruzione di modelli di interazione nuovi”.
Un approccio multiprospettico e interattivo
Le attività, che sono cominciate l’11 novembre e proseguono fino al 21 aprile 2023, si tengono nell’aula studi della Fondazione Barberini (in via Mentana 2 a Bologna). Quattro sono le aree tematiche che vengono affrontate: creazione di contenuti digitali, collaborazione e cooperazione, comunicazione e documentazione, sicurezza, benessere e salute. In tutto 29 docenti e 48 ore di didattica in presenza, con un approccio multiprospettico: lezioni frontali e interattive si alterneranno a attività laboratoriali e attività di riflessione individuale e collettiva, supportate da un tutor d’aula.
Il corso è riservato a trenta educatori ed educatrici delle cooperative che aderiscono a Legacoop e che operano, su tutto il territorio nazionale, in ambito scolastico ed extrascolastico in servizi per giovani (0-18 anni) nei seguenti settori: scuola, centri di aggregazione e tempo libero (extra-scuola), inclusione scolastica e sociale.
“Oggi le professioni educative non possono prescindere da una riflessione sul digitale, che apre le porte a nuove forme di marginalità sociale di cui non si può non tener conto”, racconta Luca Ferrari, professore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, che si è occupato del progetto. “Gli educatori che prenderanno parte al corso lavoreranno su due fronti: in primis rafforzeranno le proprie competenze digitali personali e professionali, e poi svilupperanno una cittadinanza attiva e consapevole”.
L’evento di apertura di Coo.de
L’11 novembre il corso ha inaugurato con l’evento di apertura che si è tenuto nell’Aula 2 del Dipartimento di Scienze dell’Educazione (in via Zamboni 32). “Il punto di forza di questo corso di alta formazione è la collaborazione tra il mondo cooperativo e l’università, per promuovere competenze negli educatori che lavorano in contesti diversi”, afferma Ira Vannini, vicedirettrice del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna. “Sarà un’occasione per lavorare in gruppo, mettendo in primo piano le richieste e i bisogni formativi dei professionisti che operano sul campo”.
Il corso è stato ideato un anno fa, in piena pandemia: si è partiti da un’analisi dei fabbisogni formativi di educatori e educatrici, e poi si è passati alla coprogettazione del percorso, definendo il format, i temi, i docenti. “Il percorso di coprogettazione è stato entusiasmante e allo stesso tempo impegnativo”, racconta Piero Ingrosso, vice presidente di AlmaVicoo. “AlmaVicoo nasce proprio per mettere in connessione l’ecosistema cooperativo del territorio con l’università: Coo.de è un prototipo di progetto che va in questa direzione. Siamo partiti da una mappatura dei fabbisogni e da lì abbiamo coprogettato il corso, che oltre alla parte formativa ha un taglio legato all’innovazione: il digitale è visto come una opportunità per sviluppare competenze e ridurre le disuguaglianze. Il modello di impresa cooperativa ha grandi potenzialità per rispondere a bisogni emergenti e non perdere di vista, nello sviluppo delle tecnologie, il contatto con la società”.
Il digitale come fonte di possibilità nuove, quindi, ma anche come possibile portatore di rischi e criticità. “Le tecnologie e le piattaforme amplificano le possibilità di contatto e relazione tra le persone, ma possono generare anche nuove forme di esclusione, segregazione, polarizzazione, violenza e sfruttamento del lavoro”, spiega Franca Guglielmetti, presidente di Cadiai. “La sfida è quella di lavorare su una gestione cooperativa delle piattaforme: la pervasività del digitale può mettere in discussione la base democratica della nostra società”.
Per indirizzare le tecnologie in una direzione che sia positiva per gli esseri umani, dobbiamo educare le generazioni del futuro a non perdere di vista il bene comune, nell’usare questi strumenti. “Le educatrici e gli educatori che lavorano sul campo ci hanno permesso di capire quanto sia importante valorizzare le competenze e specializzare alcuni operatori rispetto all’educazione digitale”, racconta Anna Rita Cuppini, direttrice generale di Open Group.
“Abbiamo capito che è necessario fare formazione continua: per questo ci siamo aperti a organizzazioni europee, ong, imprese, enti pubblici. Partecipare a diverse reti ci ha dato un orizzonte di senso, all’interno del quale abbiamo trovato un nostro metodo. Da qui siamo arrivati a Coo.de: l’educazione digitale deve avvenire all’interno di un contesto fortemente inclusivo”.
Intervento e competenze per le professioni educative nella condizione post-mediale
“Nel nuovo millennio, le professioni educative devono avere una postura comunicativa: è così che nasce la figura dell’’educomunicatore”. Pier Cesare Rivoltella, coordinatore del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria dell’Università Bicocca di Milano, e direttore del centro di ricerca Cremit sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia, ha aperto così la lectio magistralis Intervento e competenze per le professioni educative nella condizione post-mediale. “Nelle società contemporanee, i media sono sempre più pervasivi: ecco perché, per educare, è imprescindibile capire come comunicare”.
Già nel 1964 Marshall McLuhan, nel saggio Understanding media, parlava dei media elettrici come prolungamenti dei nostri organi di senso. “I media sono dispositivi attraverso cui il nostro occhio diventa occhio elettrico, con la televisione, e il nostro orecchio diventa orecchio elettrico, con la radio. La nostra percezione si amplifica, ed entriamo a far parte del villaggio globale”.
L’idea di McLuhan, dunque, era dei media come strumenti: una concettualizzazione superata da Neil Postman, che obietta che uno strumento dovrebbe sempre essere sotto il controllo degli esseri umani. “I media invece sono quasi degli attori sociali: uno strumento non ci fa fare cose, non richiama la nostra attenzione, non scandisce le nostre giornale”, spiega Rivoltella. “Considerarli strumenti è riduttivo”.
Si arriva così all’approccio ecologico della visione dei media, considerati come degli ambienti, che contaminano i nostri spazi urbani e i nostri spazi di esistenza e li ibridano. “Oggi ci sono schermi dappertutto, ci sono media nell’arredo dello spazio urbano e anche nelle nostre case. Noi tutti viviamo in un ambiente fortemente mediatizzato”.
Ed ecco allora il terzo step: i media non sono più solo strumenti, non sono più solo ambienti, ma sono un tessuto connettivo. “I media sono la pelle della nostra cultura, con una doppia funzione: contenere, e rappresentare il primo punto di contatto con il mondo esterno”, continua Rivoltella. “Naturalmente, anche le relazioni sono mediate: oggi la nostra comunicazione è piattaformizzata. Occorre prenderne atto, e ragionarci sopra anche dal punto di vista educativo bisogna. Se nella postmedialità il digitale entra negli oggetti di largo consumo e li fa diventare smart – pensiamo all’orologio, al telefono, agli elettrodomestici – allora le professioni educative non possono più prescindere dal digitale. I media sono nelle nostre vite, che noi lo vogliamo o no, e dobbiamo farci i conti.
Le competenze digitali come competenze di cittadinanza #Digicomp
Come fornire un modello coerente che consenta ai docenti e ai formatori di verificare il proprio livello di competenza pedagogica digitale e di svilupparla ulteriormente in modo omogeneo? È così che è nato DigiCompEdu, basato sul lavoro condotto nel 2017 dal Centro Comune di Ricerca (JRC) dalla Commissione Europea su mandato della Direzione Generale per l’Educazione, i giovani, lo sport.
“In ogni momento della nostra vita siamo immersi nel digitale: ecco perché oggi sentiamo tanto parlare di onlife”, spiega Sandra Troia, docente e formatrice esperta di cittadinanza digitale, nell’intervento Le competenze digitali come competenze di cittadinanza #Digicomp. “Oggi tutti noi esercitiamo il nostro essere cittadini attraverso le tecnologie digitali: attraverso delle piattaforme online paghiamo le bollette, monitoriamo il conto corrente, interagiamo con la pubblica amministrazione. Questo da un lato è una grande opportunità, dall’altro è un rischio perché potrebbe restringere l’accesso alla vita democratica. La tecnologia non è neutra”.
Ecco allora che il programma DigCompEdu è pensato per la formazione e la misurazione delle competenze digitali degli educatori. Sono previste sei aree di competenza: coinvolgimento e valorizzazione professionale; risorse digitali; pratiche di insegnamento e apprendimento; valutazione dell’apprendimento; valorizzazione delle potenzialità degli studenti; e supporto alle competenze digitali degli studenti. Per ogni area di competenza, c’è una suddivisione in competenze specifiche. Alla fine, vengono definiti sei livelli di padronanza delle competenze digitali: novizio, esploratore, sperimentatore, esperto, leader, pioniere.