Una Bologna con una dimensione metropolitana, capace di competere economicamente con le capitali europee e, nello stesso tempo, di mettere al centro il lavoro buono e il sistema cooperativo. Un modo questo per disegnare la città dei prossimi decenni in maniera condivisa, con un’alta qualità delle relazioni tra le parti sociali e le istituzioni, promuovendo le eccellenze e lavorando per colmare le diseguaglianze amplificate dalla pandemia.
E’ il quadro emerso nel primo panel di “Bologna Si-Cura”, evento di Aci, l’Alleanza delle cooperative italiane, per presentare alla città le proposte della cooperazione in vista del voto amministrativo di ottobre.
Bologna Si-Cura è il titolo dell’evento, ma è anche il titolo che racchiude le proposte, un documento di 40 pagine “per parlare a Bologna e a chi la governerà”. Una giornata di discussione programmata in occasione del 22 settembre, “Giornata della Cooperazione Bolognese”.
Bologna città sostenibile, inclusiva e collaborativa
Le proposte di Bologna Si-Cura, per usare le parole della presidente di Legacoop Bologna e di Aci Bologna Rita Ghedini, servono per delineare una Bologna “sostenibile, inclusiva, collaborativa, dove lavoro e formazione sono il perno della trasformazione post pandemica, dove la committenza pubblica è attenta al valore sociale, dove il welfare è abilitante e di prossimità, dove si sviluppino modi di abitare e di connettere i territori che aiutino a ricucire le divaricazioni territoriali e ambientali”.
Perché, ha spiegato Rita Ghedini in rappresentanza di Aci, il coordinamento territoriale che riunisce Legacoop, Confcooperative e Agci, “la sostenibilità non deve essere uno slogan, ma un impegno concreto”. L’Alleanza delle Cooperative Italiane di Bologna rappresenta quasi 500 imprese, con oltre 80.000 lavoratori e più di 2.740.000 soci, distribuiti nei territori dove operano le aderenti.
A dialogare nel primo panel i rappresentanti del mondo cooperativo e sindacale bolognese. Focus del tavolo di discussione “il lavoro buono e incluso per lo sviluppo sostenibile di Bologna”. Presenti, oltre a Ghedini, il presidente di Confcooperative Bologna Daniele Ravaglia, il presidente di Agci Bologna Massimo Mota, il segretario della Cgil bolognese Maurizio Lunghi, il segretario della Cisl Enrico Bassani e quello della Uil Giuliano Zignani.
Bologna, disegnare il futuro della “piccola metropoli europea”
A delineare lo scenario di partenza su cui innestare la discussione sul presente sul futuro di Bologna, definita “una piccola metropoli europea”, è stata Elena Molignoni, responsabile dell’area immobiliare e delle strategie urbane per l’istituto Nomisma.
Bologna, ha spiegato la ricercatrice, è una città dinamica con due elementi portanti: il sistema produttivo capace di innovazione e diversificazione, fon un livello di natalità di nuove imprese tornato ai ritmi pre-Covid, e l’ambiente urbano, capace di valorizzare le attività di persone, istituzioni e imprese.
Altro asset è il sistema di formazione universitario e tecnico, capace di supportare industrie e settori differenti. Un sistema che dovrà in futuro affrontare le trasformazioni in arrivo. “Si modificano tecnologie e processi produttive, si innalzano le competenze tecniche – ha spiegato Molignoni – Robotica, intelligenza artificiale, digitale, sostenibilità ambientale ed energetica, questi i settori su cui bisogna investire. Nello stesso tempo bisogna progettare un mercato del lavoro inclusivo, che cresca a ritmo sostenuto”.
In sintesi, “lo sforzo che deve fare Bologna è quello del coniugare la sua dimensione sociale forte con azioni di sviluppo economico”.
Le cooperative: mutualismo e lavoro al centro
Qual è dunque la visione della cooperazione bolognese rispetto al governo della città per i prossimi anni? “Ci aspettiamo una maggiore attenzione alla cooperazione in tutte le sue articolazioni – ha detto il presidente di Confcooperative Bologna Daniele Ravaglia – Se si riconosce che la cooperazione riduce le diseguaglianze, non delocalizza, non permette l’arricchimento personale a favore invece della comunità, allora bisogna aiutare la cooperazione nel concreto”. Come si fa? “Con appalti che non premino il massimo ribasso e regole a livello di città metropolitana capaci di trasportare il Patto per il lavoro anche nelle partecipate, Hera per citarne una”.
Altro tema quella della condivisione delle decisioni. “Ci aspettiamo di essere coinvolti nella determinazioni delle scelte legate al Pnrr: bisogna discutere la destinazione dei fondi in termini di settori e non solo. E’ il nostro territorio, e non chi porta la ricchezza altrove, a dover essere premiato”, ha concluso Ravaglia.
Per Massimo Motta, presidente di Agci Bologna, quel che serve è “un rapporto di lealtà, continuativo e capace di guardare avanti tra le parti sociali, sindacato compreso”. Altro punto fondamentale quello delle dimensioni del governo territoriale, che non può limitarsi unicamente alla dimensione comunale ma deve ampliarsi al territorio metropolitano, per questioni di competitività perché in questi casi “le dimensioni contano”, e per evitare che “la città scappi avanti e lasci indietro le sue periferie”.
Welfare, digitale e giusta retribuzione
La dimensione cardine, ha ricordato Rita Ghedini, è quella della “tenuta e della centralità del lavoro”. Servono protocolli su appalti e lavoro “applicabili, efficaci e costantemente monitorati”, ha spiegato la presidente di Aci e Legacoop chiedendo al pubblico di avere come stella polare “una retribuzione equa e giusta per lavoratrici e lavoratori”.
Obiettivo raggiungile attivando molte leve. Ad esempio con una maggiore armonizzazione delle regole a livello di città metropolitana; con un’attenzione particolare verso le donne, colpite più degli uomini dalla pandemia dal punto di vista del reddito; di una costante promozione di forme di sviluppo territoriale che vedano il mutualismo al centro.
“Il welfare – ha concluso Ghedini – è da considerarsi una infrastruttura alla pari di quelle materiali e ditali. Si investa nel welfare tanto quanto si investe negli altri campi. Senza trascurare il digitale, settore in cui Bologna può diventare luogo di sperimentazione di una nuova imprenditoria digitale mutualistica cooperativa”.
I sindacati: dialogo e nuovi accordi per affrontare il cambiamento
Maurizio Lunghi, segretario generale della Camera del Lavoro della Cgil di Bologna, ha espresso il punto di vista del suo sindacato, iniziando dallo scenario attuale. Uno scenario post pandemico con grandi diseguaglianze che hanno colpito soprattutto giovani e donne. “Bisogna partire dalle risorse del Pnrr combinate con i fondi stanziati localmente, e intrecciare relazioni istituzionali che portino a mettere a sistema accordi sugli appalti e sull’utilizzo dello strumento del workers buyout, visto che davanti a noi avremo importanti ristrutturazioni attivate dalle nuove tecnologie e dal digitale”.
“E’ necessaria una qualità delle relazioni sociale e tra le persone alta, cosa che da sempre succede a Bologna perché storicamente le relazioni sono state impostate in maniera differente – ha spiegato Enrico Bassini, segretario generale della Cisl area metropolitana di Bologna – La sfida è quella del dialogo, un tempo si sarebbe detto concertazione. Bisogna gestire il cambiamento assieme”.
Per Giuliano Zignani invece, segretario generale della Uil di Bologna, la sfida sarà prima di tutto di coordinamento. “Bisogna ragionare superando la dimensione metropolitana, mettendo in collegamento ad esempio Bologna con la dimensione territoriale romagnola. Per intanto un passo nella giusta direzione sarà quello di scrivere un nuovo patto per il lavoro a dimensione metropolitana”.