UN PROGETTO DI LEGACOOP BOLOGNA PER LA PROMOZIONE DELLA FOOD ECONOMY SU WEB E SOCIAL MEDIA
Legacoop Bologna ha lanciato da alcune settimane Book of Food, una piattaforma innovativa che mette a disposizione delle imprese che operano nei settori legati al food, una serie di strumenti di comunicazione innovativa, per consolidare e promuovere su web e social media la food economy, la centralità di Bologna nell’ambito del food e supportare le cooperative in un settore strategico per l’economia bolognese.
Book of Food è un progetto di Legacoop Bologna, realizzato in collaborazione con Confcooperative e con il contributo della Camera di Commercio in cui le imprese potranno “caricare” direttamente sul sito le proprie richieste e comunicare le proprie necessità, ed il team di professionisti incaricato della gestione del progetto si farà carico di proporre il format comunicativo più adatto per rispondere alle esigenze comunicate dall’impresa.
L’ambizione e’ quella di trasformare Book of Food in un hub digitale dove si incontreranno i bisogni comunicativi delle imprese con le competenze di digital storytellers che producono motion graphics, video interattivi e format di comunicazione creativa. In questo breve viaggio intorno al mondo, proveremo a capire le tecniche più innovative ed i linguaggi più accattivanti per avvicinare le community di consumAttori digitali.
E’ possibile raccontare la stessa storia partendo da due punti di vista diversi, soprattutto stilistici e narrativi. Prendiamo l’esempio dell’adulterazione e le crisi del mercato di produzione dell’olio di oliva: negli ultimi anni è entrato in crisi un settore forte e strutturato nei paesi mediterranei come Italia e Spagna, anche a causa di fenomeni di contraffazione degli olii a marchio CE con olii importati da Marocco o Tunisia spesso senza i dovuti controlli. Il New York Times ha dedicato un’inchiesta dal titolo indicativo Extra Virgin Suicide, la prima di una sessione tematica chiamata Food Chain, strutturata in una serie di infografiche animate dall’artista/grafich editor Nicholas Blechman per racontare le catene alimentari (spesso italiane) al pubblico americano. L’inchiesta sull’Olio Extravergine analizza accuratamente tutti i passaggi della contraffazione e le misure dei controlli che possono essere messe in atto in maniera molto creativa ed informativa, miscelando al pubblico stili grafici animati e rigorosi dati tecnici. Una fortunata sequenza che coniuga alla prefezione attenta e rigorosa informazione, comunicazione creativa e innovazione stilistica, come testimoniato da questi altri due esempi, sul Parmigiano Reggiano e la Barilla.
Ma da dove siamo partiti, per raccontare delle storie di food economy di successo partendo dall creatività e dal marketing innovativo? Non c’è una data, ma certamente quello ha raccontato negli anni il programma Carosello della RAI ha costruito un immaginario ed ha rafforzato l’idea che il cibo italiano potesse avere un suo storytelling particolare e che potesse offrire spunti di creatività ed innovazione notevoli. Qui è come Fred Buscaglione raccontava la birra nel 1960, e questo è invece come l’azienda danese Ceres racconta la sua “bionda speciale” quasi 50 anni dopo…
Un evoluzione sicuramente che ha spinto le aziende più innovative nella sperimentazione comunicativa a spostarsi su diverse tecniche narrative, che vanno dalla grafica povera (che rispecchia lo stile pauperista di chi la propone), come è il caso di questa grafica animata prodotta dal Centro sperimentale di cinematografia di Torino per raccontare l’associazione SlowFood, fino alla grapich novel ancora di Ceres che ripercorre e gioca sulle origini vikinghe della casa produttrice….
Un caso studio molto interessante ce lo offre McDonalds, il colosso americano della ristorazione fast food che da sempre, rivolgendosi ad un pubblico giovane, fortemente digitalizzato e curioso, ha posto attenzione a tecniche avanzate di digital sotrytelling, senza trascurare mai tecniche grafiche innovative ed efficaci. In questo video vengono utilizzate le icone dei cartoons come testimonial aziendali utilizzando la tecnica dello stop motion, in cui gli oggetti che compongono un pasto si animano e richiamano un film di successo Disney come Cars…..
Interessante è anche l’utilizzo di testimonials sicuramente non famosi al grande pubblico ma che hanno un forte richiamo in rete, come è il caso dello youtuber Zach King che presta la sua tecnica di videoillusionista al servizio dell’azienda: in questo modo, una star dei social network entra direttamente nella narrazione aziendale, tecnica e modalità che ormai sta accomunando molti soggetti della food economy mondiale.
Particolare è anche il caso di Coca Cola, che ha alimentato campagne di comunicazione sui social network, soprattutto in concomitanza con grossi eventi sportivi e che poi, in una metacomunicazione sociale e responsabile, mette in guardia dal rischio di una sovraesposizione da uso dei social media. Il trionfo del marketing responsabile…
Ma non e’ solo videostoritelling quello in cui si esprime la massima creatività. La redazione di www.dagcom.com ha raccolto alcune campagne di guerrilla marketing proposte da food companies che hanno invaso le città con i propri marchi ad effetto, con risultati in alcuni casi davvero eccezionali.
Il sito di web marketing creativo www.Data4Businnes.it raccoglie invece esempi di campagne di food attive sui vari social network. Le grandi marche di prodotti alimentari hanno da sempre investito enormi risorse nella promozione della propria immagine e con l’avvento di Internet e dei social media sta diventando sempre più necessario mettere in atto strategie di comunicazione volte a costruire reputazione sul web, attraverso l’interazione istantanea con il consumatore tipica del mezzo e senza le limitazioni di altri media. Qui e qui alcuni esempi.
Tornando in Italia, accattivante è la strategia messa in atto dalla Pasta Fileni che ha strutturato una vera e propria community che di settimana in settimana percorre insieme la strada verso nuovi sapori, guidati sapientemente dal team di Fileni attraverso domande, proposte di idee e ricette direttamente dal blog aziendale. O come la storia del biscottificio pugliese Di Leo che ha nel legame con il territorio d’origine il suo punto di forza, ed ha intrapreso un cammino di riposizionamento del brand a livello regionale e nazionale attraverso una comunicazione veicolata con un piccolo video emozionale di circa tre minuti che con semplicità e leggerezza ci racconta la storia di Leo ambientata nelle campagne e nei paesi tra Altamura e Matera, cercando di richiamare i valori della tradizione di cui il biscottificio si fa portavoce.
Il video ha riscosso grande successo anche grazie al coinvolgimento di alcuni food blogger che sono stati invitati ad Altamura per una caccia al tesoro alla ricerca di Leo, offrendo così la possibilità di valorizzare il brand aziendale.
Restando sul legame fra aziende del food e social media, c’è l’esperienza di Muller, l’azienda bavarese che produce yogurt, che ha lanciato una campagna su Pinterest, il sociale network piu adatto per creare e promuovere narrazione visiva: quando parliamo di cibo, le immagini sono strumenti davvero potenti che possono, da un lato, descrivere e presentare nel dettaglio un prodotto, dall’altro, evocare emozioni e sentimenti che ognuno di noi soggettivamente associa al prodotto stesso…
Ed a proposito di immagini e social network, anche Instagram gioca un ruolo rilevante permettendo ad utenti di interagire, fotografando e condividendo, prodotti enogastronomici e di consumo, e dando la possibilità anche ad aziende dal look piu classico e mainstream di aprirsi ai social users, come il caso delle Pastiglie Leone che ogni giorno propongono una foto creata da un instargramer, o il caso del Caffè Vergnano, altro marchio storico italiano, che ogni giorno propone sul canale Instagram gli scatti del vissuto quotidiano dell’azienda, dalla colazione più semplice alle istantanee “rubate” in uno dei loro shop, coscienti che i social network, se utilizzati bene, possono stimolare la curiosità degli utenti che ricercano il volto “umano” delle aziende: e Instagram in questo senso è sicuramente un veicolo preferenziale per questo tipo di comunicazione…
Ma cosa fanno le aziende del nostro territorio? Tanto e bene. Vi portiamo ad esempio il caso di una azienda italiana che ha scelto in maniera innovativa di raccontarsi utilizzando la grafica animata, ovvero Granarolo, che per parlare al mondo durante Expo ha prodotto un breve cortometraggio, the Milk Experience, molto emozionale e leggero che racconta in pochi fotogrammi la filiera e l’esperienza sensoriale del latte di alta qualità, forse meglio di come potrebbero fare centinaia di slide o grafici animati. Il tutto in coerenza grafica con il padiglione aziendale presente ad Expo.
Abbiamo già parlato di Parmigiano Reggiano visto dagli occhi del NYT, ebbene il consorzio di produzione ha deciso di raccontarsi e difendersi dalle contraffazioni che abbiamo visto essere un suo grosso problema produttivo e d’immagine a livello internazionale con una infografica animata molto efficace.
Ma non è solo in logica difensiva che si muovono le aziende nel digital storytelling. L’agenzia di comunicazione bolognese Open Group ha curato per alcune aziende una serie di racconti animati per svelare in maniera trasparente i segreti dei singoli aspetti produttivi di filiera. In una serie di video per Barilla, si racconta prima il processo di produzione della pasta, il suo packaging o la sua distribuzione, con un interessante processo di sviluppo di processi di educazione alimentare via web, come rintracciabile in questo video in slowmotion sulla piramide alimentare.
Insomma, una buona comunicazione innovativa sul cibo e l’agroalimentare, passa attraverso un connubbio virtuoso fra qualità del prodotto e creatività del suo storytelling digitale. La rete e la buona comunità possono fare il resto….