Fra le tre cooperative che si sono cimentate per la prima volta nel progetto Icaro, la palestra di imprenditorialità per studenti universitari, nata dalla collaborazione tra Fondazione Golinelli e Università di Bologna e da quest’anno sostenuta da Legacoop Bologna, c’è la cooperativa sociale Cadiai. Le due sfide che ha lanciato riguardavano la comunicazione, sia interna alla società che con l’esterno, e l’innovazione del servizio all’infanzia. A raccoglierle sono stati due gruppi eterogenei, formati da studenti di management, ingegneria, comunicazione, scienze dell’educazione, design, che hanno risposto usando il metodo del design thinking, come prevede il progetto stesso.
La prima challenge
“Rispetto alla prima sfida – racconta il loro mentore Gaspare Caliri, co-fondatore di Kilowatt – hanno lavorato su mia spinta per capire prima di tutto come funziona la comunicazione interna, per poter poi sviluppare una proposta non in relazione all’immagine istituzionale ma rispetto all’offerta di Cadiai sul mercato privato, in modo da concentrarsi sulla qualità dei servizi”. La proposta emersa è stata quella di un percorso di coinvolgimento interno a tutti i livelli della cooperativa, per costruire una piattaforma online, una vera e propria Community digitale che renda più agevole la comunicazione tra i lavoratori e tra essi e gli utenti, e renda più accessibili le informazioni e le notizie”. Gli studenti hanno immaginato uno spazio condiviso per i lavoratori, sia soci che non soci, e per gli utenti, reali e potenziali. Hanno proposto di usare lo strumento del focus group per fare emergere necessità e bisogni. La piattaforma dovrebbe essere co-progettata insieme alle famiglie utenti e avere un’interfaccia riservata ai dipendenti e una agli utenti. L’idea è che, una volta entrata in funzione, permetta di raccogliere e analizzare i dati in modo continuativo e, in base a questi, di progettare e rimodellare i servizi, offrendo proposte tagliate sui bisogni.
La seconda challenge
“Il secondo gruppo ha lavorato per proporre un servizio integrativo che sfruttasse la presenza capillare della cooperativa sul territorio e rispondesse al bisogno dei genitori”, spiega Caliri. In questo caso il percorso tracciato dagli studenti parte dalla creazione di un team itinerante di operatori, atelieristi e narratologi che, attraverso momenti di incontri coi genitori su vari territori, possano raccogliere storie da loro e dai nonni che rappresentino le loro culture di provenienza, e contestualmente le esigenze delle famiglie, in modo da integrare i servizi offerti da Cadiai per i bambini da 1 a 6 anni a partire da un maggiore coinvolgimento degli utenti.
“La cosa più interessante che è emersa e che è stata apprezzata dalla cooperativa è stata la capacità di analisi e lettura di uno sguardo esterno, quello degli universitari, esterni sia rispetto alla cooperazione sia alla fascia degli utenti”, nota il mentore.