Un dialogo tra cooperative, terzo settore, istituzioni e famiglie, per costruire una “comunità educante” in grado di contrastare la povertà educativa tutelando i minori. Questo l’obiettivo di “Visioni cooperative per una comunità educante”, evento organizzato a Bologna da Legacoop Bologna e Legacoopsociali, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione dei diritti del fanciullo e del 30° anniversario della Convenzione per i diritti dell’infanzia adottate dalle Nazioni Unite.
“Nel sistema integrato dei servizi del nostro territorio, l’apporto della cooperazione sociale bolognese è stata fondamentale nel rendere plurale e diffusa l’offerta di servizi educativi – dichiara Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna –. Continueremo a metterci in gioco come partner del pubblico nella promozione e gestione dei servizi per la fascia 0-18 anni. Quello bolognese è un esempio virtuoso di rapporto tra pubblico, privato sociale e famiglie, che ha visto al centro la crescita del bambino e dell’adolescente. Attraverso l’attività delle cooperative vogliamo continuare a portare un modus collaborativo che renda concretamente accessibili i diritti del fanciullo sanciti dall’ONU”.
Nel corso dell’evento è stato presentato il Manifesto cooperativo per l’educazione e la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, composto da 10 principi:
“Garanzia e rispetto dei diritti, metodo cooperativo, impegno collettivo e continuo e una visione di lungo periodo, a questo richiama il manifesto – afferma la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni –. Accompagnare il processo di crescita di bambine, bambini, adolescenti oltreché una questione di giustizia, significa occuparsi del presente e del futuro della società”.
“Il settore dell’educazione e dei servizi per l’infanzia è uno dei più forti in cui lavorano le cooperative – aggiunge Mauro Lusetti, presidente di Legacoop –. In Emilia-Romagna l’esperienza dell’educazione all’infanzia dimostra che è possibile in forma cooperativa gestire eccellenze come quella degli asili nido. Il diritto all’educazione è il diritto fondamentale: è il primo passo di un percorso formativo che porta i bambini e le bambine a essere autonomi, indipendenti e capaci di affrontare le innumerevoli sfide che il mondo contemporaneo gli metterà davanti”.
Quale innovazione per il settore educativo?
Il settore dell’educazione e dei servizi per l’infanzia è cruciale per garantire pari diritti a tutti i cittadini, per questo è fondamentale continuare a innovare e fare ricerca: “Per troppo tempo, scuola e cittadinanza hanno smesso di dialogare – afferma Anna Ascani, Viceministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca –. La scuola ha finito per non parlare più ai cittadini, mentre i cittadini hanno finito per considerare la scuola come una spesa, anziché come un investimento. L’educazione però è un’infrastruttura fondamentale per garantire la tutela dei diritti. Oggi l’insegnante non è più un ‘dispensatore di informazioni’, visto che con lo smartphone ognuno ha tutte le informazioni che cerca nelle proprie tasche, a portata di clic, bensì un educatore che deve mettere i ragazzi nella condizione di capire ciò che è affidabile e ciò che non lo è, ciò che è utile e ciò che non lo è”.
Secondo il quadro generale tratteggiato dal professore di Sociologia economica e politica sociale Emmanuele Pavolini, esistono oggi in Italia “due paesi differenti” a causa del divario nell’accesso al sistema socio-educativo tra nord e sud. “Rispetto agli investimenti nell’innovazione del settore dell’istruzione, tutto è congelato: trenta o quarant’anni fa l’Italia, comparata agli altri stati europei, era all’avanguardia nel settore educativo, ma negli ultimi vent’anni, anche a causa della crisi economica, abbiamo smesso di innovare. Questo ha portato a un rallentamento evidente. Quello che servirebbe è un abbassamento delle rette dei servizi, un ampliamento dell’offerta e una tutela della condizione dei lavoratori: per fare questo servono nuove risorse”.
Le eccellenze italiane nei servizi per l’infanzia
Tra le best practice nella gestione di servizi dedicati all’infanzia, la cooperativa Cadiai da anni gestisce asili nido nell’area metropolitana di Bologna, seguendo metodi pedagogici innovativi ispirati al metodo Montessori: “Creiamo contesti in cui il bambino possa muoversi liberamente e scegliere cosa fare, come giocare, cosa mangiare – racconta Franca Guglielmetti, presidente di Cadiai –. Tutti i giochi che mettiamo loro a disposizione sono realizzati in materiali naturali e le strutture sono rigorosamente plastic free”.
Spostandosi più a sud, in Calabria è Casa di Nilla della cooperativa Kyosei la punta di diamante per la cura e la protezione dei bambini vittime di abusi: “La struttura è unica nel suo genere: al suo interno seguiamo un approccio multidisciplinare – spiega Giancarlo Rafele, presidente di Kyosei –. I ragazzi sono seguiti da educatori e psicologi, e in più organizziamo l’ascolto protetto dei minori a fini giudiziari. L’accoglienza residenziale è sempre finalizzata alla riabilitazione del ragazzo e al rientro nel proprio contesto il più velocemente possibile”.
Infine la Casa davanti al sole, cooperativa lombarda, si occupa di portare avanti un approccio partecipativo tra operatori, familiari e membri della comunità: “L’operatore deve essere un semplice facilitatore: non risolve lui stesso i problemi, ma aiuta i genitori a trovare autonomamente le soluzioni migliori – afferma Matteo Secchi, presidente della cooperativa –. Si mettono insieme così le competenze dei professionisti dell’educazione con le competenze esperienziali dei parenti”.
L’impegno della Regione per l’educazione dei più piccoli
Presente all’incontro “Visioni cooperative per una comunità educante” anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini: “I dati dimostrano che gli studenti che arrivano più preparati all’università sono quelli che da piccoli hanno frequentato nidi e materne. Per questo come Regione ci stiamo impegnando per mettere a punto un progetto unico che si rivolga ai bambini dagli zero ai sei anni, senza spezzare in due fasce 0-3 e 3-6 anni. Ovviamente io non voglio obbligare i cittadini a portare i loro figli al nido: voglio solo permettere a tutti quelli che ne hanno bisogno di usufruire di questo servizio. Dobbiamo premiare chi fa figli e buttarci su misure di sostegno alla genitorialità: il pubblico deve gestire di meno e controllare di più, aprire di più al privato sociale e alzare la qualità del servizio che viene offerto”.
Una mostra fotografica per raccontare la condizione dei bambini nel mondo
Per sottolineare l’impegno della cooperazione a garantire i diritti dei bambini Legacoop Bologna ha promosso la mostra Children, a Bologna in Sala Borsa fino al 6 gennaio, che attraverso le opere dei fotografi Steve McCurry, Elliott Erwitt e Dario Mitidieri mette in evidenza la condizione dei bambini e delle bambine nel mondo.
“Il gioco e la negazione del gioco sono il tema della mostra, in cui le fotografie di Erwitt, McCurry e Mitidieri, in dialogo con la scenografia di Peter Bottazzi, ci conducono a riflettere sul primario diritto alla spensieratezza dei bambini e sul nostro dovere come adulti di garantire loro un ‘tempo buono’ in cui possano crescere uguali – dicono i curatori –. Una mostra che guarda l’universale della popolazione per riposizionarla proprio all’altezza dei più piccoli: ossia al futuro”.
Per maggiori informazioni -> http://childrenbologna.it/