Bologna, 12 feb. – La Direzione di Legacoop Bologna ha ospitato una tavola rotonda per riflettere sulla situazione del lavoro nel territorio e individuare le prospettive di sviluppo. A condurre la giornata Francesco Malaguti, Vice Presidente di Legacoop Bologna, con gli interventi di Rita Ghedini, delegata della Presidenza Nazionale Legacoop per il Buon Lavoro cooperativo e Presidente di Legacoop Bologna, Antonio Zampiga dell’Ufficio Lavoro e Relazioni Industriali di Legacoop nazionale, Sergio Lo Giudice, Capo di gabinetto del Sindaco metropolitano e delegato al lavoro e Vincenzo Colla, assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali della Giunta regionale.
“Il lavoro è una questione sostanziale” ricorda la presidente Rita Ghedini introducendo i lavori, “sia nelle cooperative dove è la ragione per cui le persone si associano, sia in tutte le altre, dove è presupposto per produrre valore economico e sociale”. “Da mesi si osservano trasformazioni quasi violente nell’esperienza soggettiva di lavoro, tra cui un disaccoppiamento tra l’investimento nell’esperienza di lavoro e quello sulla propria esperienza di vita”. Lato imprese, “le associate segnalano che il reclutamento è diventato il principale fattore frenante il loro sviluppo”.
“Occorre ragionare in maniera prospettica, e si può fare solo a partire dalla conoscenza dell’esistente”. Per questo Rita Ghedini richiama il Manifesto del buon lavoro cooperativo, analisi svolta dal gruppo di lavoro nazionale di Legacoop in convenzione con INPS, da cui emerge una performance delle cooperative associate migliore di quelle non associate e molto positiva, tra l’altro, negli aspetti dell’occupazione femminile.
Si prosegue con l’intervento di Antonio Zampiga, dell’Ufficio Lavoro e Relazioni Industriali di Legacoop nazionale, che propone un punto sui 20 contratti che Legacoop sottoscrive, in particolare quelli recentemente rinnovati o in fase di rinnovo, sottolineando il volume di attività svolte in questa fase storica. “La cooperazione ha fatto quello che normalmente dovrebbe fare, con impegno ad accelerare i tempi di rinnovo anche in situazione di incertezza economica e permanente instabilità. Ora chiediamo alle stazioni appaltanti pubbliche di riconoscere ciò che abbiamo fatto” dichiara Zampiga.
Ancora Rita Ghedini: “rappresentiamo oltre il 60% del valore prodotto dal lavoro nella committenza pubblica, chiediamo corretta definizione delle basi d’asta e dei processi di gestione delle gare”. Sottolineando poi il problema nazionale dello scarso investimento sui redditi e la necessità di prevedere percorsi di crescita e formazione.
Segue l’intervento del Capo di Gabinetto Sergio Lo Giudice, che dopo aver ricordato il proficuo e duraturo rapporto lavorativo con Legacoop Bologna, ha ribadito “l’interesse comune che chi lavora possa avere un lavoro di qualità”, ricapitolando le modalità di intervento della Pubblica Amministrazione, in particolare i protocolli con imprese e di sito, i tavoli istituzionali, tra cui quello su salute e sicurezza volto a garantire scambio di informazioni e pratiche per fare in modo che nel territorio il lavoro sia sicuro e sano.
Lo Giudice richiama poi la cornice dello sviluppo dell’economia sociale “in cui dobbiamo ingaggiare tutte le imprese, tramite la leva della responsabilità sociale d’impresa” e prosegue affermando che “nel nostro territorio il problema non è la mancanza di lavoro, ma il lavoro non sempre di qualità”, includendo nel ragionamento il disagio occupazionale, ovvero quando il lavoro non corrispondente alle aspettative della persona.
Come intervenire? Promettente l’alleanza tra i soggetti imprenditoriali virtuosi e la Pubblica Amministrazione, il lavoro sulle filiere e l’adozione di strumenti di welfare aziendale. Fondamentali gli interventi specifici in ambiti meno soggetti a tutele e lavoro buono: la carta dei riders, l’impegno in corso nei settori sport oltre a cultura e spettacolo.
Da ultimo, il rinnovo del protocollo appalti per “capire come le forme di appalto che mettiamo in campo possano garantire questi obiettivi, ragionare su prezzi di gara, ma anche sull’organizzazione, i tempi e tutte forme in cui possiamo ottimizzare risorse per arrivare a obiettivo comune: il valore sociale lavoro”.

Seguono gli interventi delle cooperatrici e dei cooperatori presenti che richiamano l’importanza dei servizi che l’impresa e il territorio sono in grado di offrire e del come si lavora in quanto fattore a pari livello con la retribuzione nel garantire attrattività; la necessità del coordinamento Metropolitano per evitare frammentazioni che impoveriscono la qualità del lavoro ed alimentano il rischio che i rinnovi dei contratti si traducano esclusivamente in un costo per le cooperative virtuose o in lavoro povero nei casi di gare al ribasso, il richiamo a una ulteriore alleanza tra imprese cooperative, alla distribuzione del valore nelle filiere e per la cooperazione tutta a trovare nuove modalità per rappresentare al meglio il proprio ruolo storico di ascensore sociale, anche tramite l’investimento in elementi ad integrazione della retribuzione e di qualità dell’esperienza cooperativa in termini di formazione, politiche di genere, ambientali, di innovazione.
La parola passa all’assessore Vincenzo Colla, che traccia una panoramica dei cambiamenti in atto, tra cui un forte fenomeno di reshoring, e indica i 3 ambiti di investimento su settori chiave, abilitanti, trasversali che si è data la Regione, ovvero: innovazione digitale, sostenibilità, competenze e saperi. “Sapere che le risorse vengono messe in quella direzione ci fa risultare affidabili, puntiamo al rafforzamento di un sistema integrato”, prosegue ammonendo contro “il rischio da scongiurare di un territorio composto da imprese eccellenti sopra una bolla di imprese povere, caratterizzate dall’analfabetismo dell’innovazione” da scongiurare lavorando anche rinforzando il ruolo dei corpi intermedi delle rappresentanze collettive. Rilancia poi Colla: “Stato e mercato non sono più sufficienti a fornire risposte, è necessaria un’idea nuova di comunità, quale condizione di tenuta del sistema sociale e politico-istituzionale”, in particolare a fronte dei problemi collegati alla demografia: “non c’è modello di welfare che può reggere se non allarghiamo la base di chi lavora”, e ancora: “attraiamo investimenti da tutto il mondo, abbiamo fatto e dobbiamo fare di più per attrarre, scoprire e trattenere i talenti”.
Infine Colla, conclude proponendo degli assi di opportunità per la cooperazione: i servizi alla persona, ambito in cui aumenteranno i bisogni ed occorre una nuova sussidiarietà. Lancia l’idea di un fondo tra pubblico, contrattazione, bilateralità, banche, fondazioni che agisca come nuova dimensione per far reggere economia sociale.
La nuova filosofia dell’energia in autoproduzione, autoconsumo tramite comunità energetiche, che sono “il fatto più cooperativo che si possa mettere in campo” e un’opportunità, considerato che i prezzi dell’energia si manterranno più alti che in passato.
Lo sviluppo territoriale integrato, a partire dall’alleanza con i sistemi della formazione, dagli IFTS e l’apprendistato e la risposta ai problemi dell’abitare: con processi di rigenerazione urbana che coinvolgano i servizi alla persona ed arrivino alla cultura digitale diffusa.
La parola torna a Rita Ghedini per le conclusioni.
“Dagli interventi emerge un elemento di assoluta continuità: il problema della redistribuzione del valore mentre viene generato” con un richiamo alla necessità di una progettazione di sistema caratterizzata da maggiore condivisione nel solco dello sviluppo dell’economia sociale “non un approccio a spicchi, ma il tentativo di tenere insieme protagonismo e soggettività di tutte le organizzazioni che operano sul territorio”. Un impegno di sistema per la qualità del lavoro, che vede come obiettivo della cooperazione una sempre maggiore integrazione al proprio interno, “ma quando dialoga con altri sistemi di produzione e con la governance territoriale, vuole essere presa in considerazione nel suo complesso”.