Bologna, 5 giu. – Si chiamano “Elefantino blu”, “Abba” o “Gaia”: fanno parte del progetto Karabak di Cadiai. Furono pensati alla metà degli anni Duemila e il nome non poteva che essere preso a prestito da una favola.
È “Il gatto con gli stivali” di Charles Perrault, col suo personaggio immaginario Marchese di Carabas, a dare il suggerimento a Cadiai di chiamare il suo progetto di asili innovativi Karabak. Pensati alla metà degli anni Duemila, adesso che la cooperativa sociale festeggia i cinquanta anni di attività, quelle scuole sono ancora oggi un progetto di economia sociale ante litteram, frequentato da migliaia di bimbi bolognesi. “Abbiamo sognato fin dall’inizio dell’iniziativa un paese immaginario nel senso buono come nelle favole, dove le cose accadono e sono belle”, spiega la presidente Giulia Casarini. I nidi d’infanzia Elefantino Blu al Navile e Abba al Savena sono stati i primi a essere costruiti: in via della Beverara, in un ambiente colmo di oggetti naturali e di riciclo, i bimbi fanno attività motorie e artistiche, mentre al Savena gli arredi e i materiali sono pensati in ottica montessoriana e il giardino che circonda la struttura è molto grande e allestito con cura per permettere giochi ed esplorazioni. Poi sono arrivati Gaia al quartiere Saragozza, edificato in bioedilizia con pannelli solari per il risparmio energetico, il Balenido a Casalecchio di Reno che ha la certificazione Casaclima per le sue caratteristiche energetiche, e Giovannino, sempre al Savena, che ha il suo punto di forze nelle tante attività che si tengono all’aria aperta. “Karabak è un insieme di consorzi creati per rispondere a un bisogno della pubblica amministrazione circa la carenza di posti per bambini ai nidi”, spiega. È in questo modo che “il Comune, a suo tempo, decide così di sperimentare la finanza di progetto per la costruzione delle scuole. Un’esperienza nuova che bypassa il metodo, ancora oggi in uso, delle gare d’appalto”. Il consorzio di cooperative che opera in diversi ambiti, da Cadiai a Dolce, da Manutencoop a Camst fino a Cipea, “unite nel segno della progettazione per un nuovo sistema di welfare “.
Oltre alla costruzione, al consorzio Karabak è affidata, dunque, anche la gestione degli asili. Un progetto chiavi in mano aperto a tutti, in convenzione con Palazzo d’Accursio. Alle scuole i bambini accedono attraverso la classica graduatoria comunale. “Il consorzio ha costruito questi edifici con proprie risorse con un piano economico finanziario di lunga durata, fra i venti e i trenta anni”, prosegue la presidente di Cadiai. In sostanza, il rientro dell’investimento sostenuto in anticipo da Karabak viene ripagato tramite le rette di iscrizione dei bimbi. Il sistema, che ancora oggi regge, “era molto all’avanguardia perché teneva assieme diverse competenze, dall’educazione alla ristorazione. Il progetto pedagogico dialogava con quello architettonico “. Una formula vincente non solo per “la continuità educativa, ma anche per quella occupazionale dei nostri soci cui garantiamo le migliori condizioni economiche, sociali e professionali”.
(di Sabrina Camonchia da Album di Repubblica sull’Economia Sociale)